Voce dei Lettori : Fenomeni migratori a confronto: come l’Italia non ha imparato niente dalla storia.
Ospitiamo un post di un nostro affezionato lettore, Pasquale Camuso, sulla questione immigrazione.
Fenomeni migratori a confronto: come l’Italia non ha imparato niente dalla storia.
L’attuale fenomeno migratorio dalla Libia trova dei precedenti nella storia del nostro Stato, del tutto simili e recenti: si parla della migrazione albanese sulle nostre coste, avvenuta fra il 1990 e il 1997, principalmente.
Ricordiamo i fatti in breve.Nel 1992 una nave, partita dalle coste albanesi, stivata con oltre 20000 persone, arrivava a Bari: imbarcazione commerciale degli anni 40, letteralmente sequestrata dai cittadini albanesi che cercavano scampo dall’appena caduto regime comunista di stampo stalinista, che aveva ridotto alla fame la popolazione, piena fino all’inverosimile di uomini, donne e bambini, che avevano affrontato una traversata di 30 ore, arrivati praticamente senza cibo.
La nave però non entrò subito in porto, ma fu fermata al largo in attesa che il decisore politico scegliesse la strada da intraprendere. Fu deciso, quindi, in un’ottica lungimirante, di rimpatriare la maggior parte dei clandestini e seguire la legge, che proibiva l’ingresso a chi sprovvisto di documentazione di richiesta. La nave quindi fu fatta attraccare, ci fu una gara di solidarietà iniziale per aiutare i clandestini, che furono sistemati in una situazione decisamente precaria nello stadio della Vittoria, mentre alcuni sfuggivano ai controlli e, rifugiatisi in casa di cittadini solidali o anche addirittura sotto ponti e per strada, finirono con lo sparire. La sistemazione dei migranti fu fonte di grande polemica inizialmente per via delle condizioni definite in alcuni casi disumane, ma è anche vero che la solidarietà durò poco, e i clandestini diventarono indesiderabili.
Fu attuata una scelta, quindi, di rimpatrii, ma anche una, seppur tardiva sempre per cause politiche, missione di aiuti umanitari ed economici per il paese, che nel frattempo andò ad elezioni, in cui vinse il partito democratico, una forza di rinnovamento e il principale oppositore del partito comunista.
La migrazione albanese procedette fino ad oltre il 2002 con uno stillicidio di barchette con poche decine di persone, gestite, a differenza dell’inizio di tutto ciò, da un vero racket, una criminalità organizzata che si occupava di tutto. Nel 1997 si ebbe una recrudescenza del fenomeno, che anche a causa della morte dei clandestini su una barca che effettuava la traversata, si decise per una risoluzione armata, richiesta anche dalla nazione albanese e autorizzata dalla NATO e dall’OSCE, a cui aderirono diversi paesi, e osteggiata invece da alcune nazioni europee (fra cui la Germania) che pensavano che l’Italia avrebbe ottenuto dei vantaggi geopolitici da questa risoluzione.
La scelta dell’intervento armato era dovuta al fallimento del primo governo, che aveva creato una struttura economica insostenibile, senza proposte di crescita per il paese, che nel frattempo si era autosostenuto attraverso pensioni e immissioni di liquidità da parte delle rimesse dei migrati; a questo va aggiunto, come si diceva, la non gestione della situazione criminale nello stato. La criminalità organizzata infatti era finita col gestire non solo il traffico dei migranti, ma operava un vero e proprio racket della schiavitù, traffico di armi e droga, e finanche il traffico d’organi, fenomeno che, ricordo, venne in seguito trasferito tout-court in kosovo.
La missione Alba è un intervento in cui sono state svolte attività anche di polizia, il tutto mirato a rendere lo Stato Albanese di nuovo sicuro dal punto di vista della difesa, ma anche economico e sociale, un vero e proprio piano Marshall, deciso anche per fare in modo di interrompere il flusso migratorio verso in nostro stato e, curiosamente, “aiutarli a casa loro”: la missione venne approvata in Italia grazie all’appoggio dell’opposizione, Forza Italia e Lega Nord, poiché il governo Prodi aveva affrontato ostracismo nel suo alleato, il PCI.
In generale la missione produsse dei buoni successi, lo stato si riprese e indubbiamente il fenomeno di migrazione rallentò grandemente.
Prima di passare all’analisi vera e propria, è necessario però ricordare che il fenomeno migratorio albanese fu molto ridotto rispetto a quello attuale, e comunque le autorità italiane si sentirono di fronte ad un problema senza precedenti che DOVEVA essere risolto: in totale, al termine del fenomeno
migratorio, in Italia si trovavano circa 170mila albanesi, mentre dalla Libia, nel 2014 sono arrivati oltre 175mila migranti, nel 2015 fino a fine giugno il numero degli sbarcati era attorno a 250mila, e nel solo mese di luglio oltre 100mila; risulta quindi evidente che la portata degli eventi è molto
differente, ma d’altra parte ha moltissimi punti in comune praticamente identici.
La prima cosa che risalta è la diversità con cui il decisore politico è intervenuto nei due casi, e che cosa ha creato questa serie di scelte molto differenti fra loro, lente nel caso Albania, estremamente rapide nel caso Libia. Appare che i governi attuali abbiano operato in modo da non cadere nella situazione dello stadio della Vittoria, dove la sistemazione dei migranti in situazione precaria giocò un ruolo importante nell’approvazione delle scelte del governo da parte del popolo, e tutto questo senza che fossero ancora presenti i social media, dove un fatto del genere avrebbe inciso in maniera negativa sull’opinione pubblica; tuttavia la linea dura venne adottata anche e proprio per evitare che l’immagine di uno Stato che accoglieva a braccia aperte e dava grandi possibilità a chiunque vi arrivasse, avrebbe aumentato la massa, attratta da prospettive ottime.Questa mossa è l’opposto di quanto fatto oggi, infatti già con Mare Nostrum è stato evidente che il fenomeno migratorio si intensificava, assieme alle morti per la traversata, e questo va aggiunto alla scelta di sistemare i migranti in alberghi e altri luoghi simili, con un costo per lo stato, lo ricordiamo, di 35 euro per migrante al giorno: sicuramente abbiamo introdotto le basi per far si che il possibile migrante fosse attratto da questa proposta.
Bisogna anche comprendere che la grande massa di persone accolta da l’idea al futuro migrante che sia facile e possibile godere del trattamento privilegiato: è evidente che qualche migliaio di persone morte non sono paragonabili alle 200mila che giungono sulla costa e che, grazie ad internet, trasmettono nelle loro patrie con facilità i metodi per giungere qua e cosa sia disponibile all’arrivo, segno che, tra l’altro, le pretese dei migranti sono accolte e l’accoglienza stessa viene ritenuta più che sufficiente, o sarebbe stato comunicato qualcosa di differente.
La raccolta dei migranti in mare è un altro punto molto dolente, per cui avremmo potuto prendere esempio dal fenomeno Albanese e imparato molto. Se infatti dalle coste Libiche, all’inizio, partivano più che altro carrette del mare e barche di tutti i tipi, col tempo la gestione del migrante si è organizzata, ovviamente sempre grazie alla delinquenza, e adesso abbiamo un flusso di gommoni, facili da costruire in loco, dal basso costo e che esiste per un solo motivo: i gommoni infatti non possono certo garantire una traversata di 300 miglia, specie per come sono carichi, quindi il delinquente si fida solo del fatto che i migranti vengano raccolti dalla nostra marina, pertanto il nostro atteggiamento attuale aiuta la delinquenza e fornisce motivazione all’aumento del flusso. Tutto questo era prevedibile alla luce di quanto accaduto negli anni ’90, dove come ho detto, la criminalità si sostituì al privato nella gestione, e formò fra l’altro delle situazioni ben più pericolose da gestire.In Libia invece il pericolo, taciuto o nascosto, vero, è che sia Daesh, cioè un’organizzazione terroristica, a sfruttare il traffico di esseri umani, e che dietro a questo traffico, si nascondano fenomeni decisamente peggiori: ricordo infatti che i clandestini attraversano, generalmente, almeno una porzione di due stati occupata dai terroristi, e di conseguenza non si può pensare che in qualche modo questo traffico sfugga alla loro presa.
In questo momento l’Albania è un paese in grande ripresa, che accoglie aziende e grandi investimenti da tutta Europa, che grazie all’aiuto ricevuto, e in parte anche al denaro affluito negli anni dai migranti, sta crescendo. La Libia invece è stata “liberata” dall’ingombrante dittatore, tralascerò questa parte perché interessa relativamente, dato che in questo momento per affrontare l’attuale situazione, poco importa. E’ però importante capire che ormai la gestione del flusso migratorio è compromessa, e che era possibile optare per delle soluzioni differenti e di cui avevamo già conoscenza: quello che quindi si impone è l’adeguamento di ciò che è stato fatto in Albania al problema attuale, considerando quali possibilità si possono applicare in questo caso, compreso quello dell’intervento sotto l’egida NATO (che, per quel che mi riguarda, se non è ancora avvenuto è solo per una precisa scelta di NON intervento, in special modo se consideriamo il numero di morti che ha imposto la missione Alba, poche decine, rispetto alle migliaia già avvenute in questo caso).
Anzi, legando quanto accaduto in Kosovo allo stato di cose attuale, purtroppo non si può far finta che la situazione non possa peggiorare e espandersi ad altri stati vicini, come la Tunisia. Ritengo infatti che sia a questo punto necessario costruire una opzione credibile, da sottoporre anche ai paesi confinanti, attraverso la quale stabilizzare la situazione in Libia, assieme ad una campagna di rifiuto dell’accesso dei migranti al nostro Paese. Come la storia ci ha insegnato infatti, poco importa che il migrante abbia una percezione dell’accoglienza che riceverà, negativa, resteranno sempre alcuni che tenteranno, ma il flusso sicuramente diminuirà, i criminali (o peggio) avranno meno gioco nel fregarsene delle condizioni dei clandestini durante la traversata, e questo garantirà anche la minor perdita di vite umane in questo processo.In ultimo, la considerazione che fra i migranti ci siano anche terroristi ormai è data per certo, e si sono già avute certezze in tal senso. E’ importante capire che questo elemento va affrontato in modo molto differente da quanto fatto finora: intanto il terrorista che giunge sul territorio italiano, andrebbe sottoposto alla legge del nostro Stato e non rimpatriato come facciamo adesso, inoltre mi sembra imperativo che tutti i migranti che giungono sulle nostre coste debbano essere identificati con celerità, laddove non sia possibile per cause non inerenti la capacità del nostro Stato, ma ad esempio dalle risposte tardive degli Stati di arrivo dei migranti, siano reimpatriati rapidamente. Si ritiene anche, per ragioni di sicurezza, che i migranti non abbiano accesso a fonti di comunicazione finché non identificati, e inoltre si ritiene necessaria una perquisizione approfondita anche dei mezzi che arrivano sottocosta, in seguito, cosa più piccola ma non di poco conto, si potrebbe procedere alla vendita dei natanti arrivati, se possibile, anche per sostenere i costi dell’immigrazione.Ho sempre pensato che comunque l’ondata migratoria non si possa ne fermare con le armi, ne davvero arrestare del tutto, ma il danno va minimizzato, e seguo il principio che dice “dammi un pesce e mi sfamerai oggi, insegnami a pescare e non avrò mai fame”.
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Complimenti, ottimo post.
E il fatto che la NATO non sia ancora intervenuta , puzza! puzza di marcio. Qua c’è qualcuno o qualcosa che rema contro. Perché prima si creano le premesse sbagliate e poi si fa’ finta di niente.
Grazie Gianluca.
Io non amo le tesi complottare, anzi, in genere preferisco smontarle, e ritengo che in questo caso specifico la spiegazione ai fatti accaduti sia principalmente nel panorama politico internazionale e nel vantaggio che quei politici guadagnano da tali azioni. Non trovo sia un caso, ad esempio, che la Merkel abbia aperto i cancelli ai siriani, ma per quel che mi riguarda, lo fa esclusivamente, come il nostro governo, per accaparrarsi una fetta di votanti considerevole.
Grazie per l’articolo.
Se possibile, oltre a guardare gli aspetti trattati nell’articolo, potrebbe essere utile confrontare la qualità dell’informazione di oggi, con quella dei fatti ai tempi dell’Albania.
Sono mesi che descrivono che trattasi di immigrazione dovuta alla guerra in Libia e Siria, amplificando il “dovere dell’accoglienza verso tutti” dimenticando di descrivere che il più delle volte sono maschi tra 18-30 anni di buona corporatura e in buono stato di salute generale, a meno dei problemi dovuti alla traversata, provenienti da luoghi dove non ci sono conflitti. E cosa più assurda per l’informazione sono tutti bisognosi di asilo politico.
Io ricordo invece che ai tempi dell’Albania c’erano intere famiglie e in condizioni veramente pessime. Quante Kossovari, Albanesi e Curdi degli anni del 1998 hanbno chiesto asilo politico?
Ho trovato questo articolo che potrebbe servire da spunto per un approfondimento
http://www.repubblica.it/online/fatti/salento/salento/salento.html
Ricordiamoci che per quei pochi numeri di clandestini di quel periodo è stata varata poi la Bossi-Fini.
Oggi rispetto a quel tempo manca l’assoluta volonta di attuare i rimpatri forzosi di chi non ha diritto all’asilo politico, cosa taciuta sia da parte politica che dagli organi di stampa.
Grazie per l’approfondimento, Internet e soprattutto youtube e i siti del ministero della difesa e sottostanti (carabinieri, FFAA) sono pieni zeppi di documentazione riguardo la migrazione albanese: ci sono anche i video dell’arrivo della nave, dalla quale un buon occhio e una mente svelta capteranno subito le differenze rispetto a quanto accade ora.
Per essere realistici, bisogna anche intendere che i reimpatrii attualmente sono impossibili da gestire: immaginate i costi di trasferire via mare o via aerea negli stati competenti, il 50% degli arrivi (che sono statisticamente quelli che non ricevono il titolo di rifugiato): si tratta di più di 100mila persone, un costo esorbitante.
Appare ovvio quindi che l’intervento ideale sarebbe stato quello che approcciava da subito (o da prima che esistesse) il problema, ciò che viene dopo, è un palliativo.
Oggi sono cambiate alcune cose rispetto ai tempi dell’immigrazione albanese.
Una è che allora c’erano pochi immigrati. Adesso, invece, non solo ne vengono una marea dall’Africa ma arrivano dopo che siamo già pieni di slavi e non propriamente “tranquilli”.
Poi è cambiata la ricchezza. Prima l’economia andava. Alti e bassi ma in Italia c’era lavoro e si andava avanti benino. Adesso c’è un aumento di disoccupazione e precarietà. Risultato è che molti italiani vedono gli immigrati come un qualcuno che gli ruba risorse ed inoltre un qualcuno che costa quando vi sono molti italiani in serie difficoltà e che lo Stato fa finta di non vedere.
La Nato non interviene in quanto c’è ancora da capire quali Stati abbiano interessi nell’avanzata dello Stato Islamico.
Infatti adesso la Russia cerca di creare un’altra coalizione che si ponga lo scopo di collaborare con la Siria nella lotta all’IS. Sicuramente è un bel trucco per salvare la pelle ad Assad però è anche vero che se c’è chi combatte veramente contro l’IS questi sono Siria, Egitto, Iran e curdi. L’Iraq, oramai, è smembrato.
Vedremo come andrà però lo scopo primo di un governo è salvaguardare i propri cittadini ed il proprio territorio. L’occidente, in nome della correttezza politica, ha buttato nel cesso certi principi che io ritengo basilari. Vedremo come andrà a finire (sicuramente male).
Apriamo uno scenario, brevissimo: l’Europa resta sulla posizione di un totale di 40mila migranti da redistribuire per anno.
In Italia restano, ai numeri attuali, per il 2015 più di mezzo milione di migranti, e se il flusso si arrestasse per miracolo a fine anno, ci metteremmo 10 anni per ridistribuire le risorse negli stati europei che aderiscono.
Ma il flusso è destinato ad aumentare, lo sappiamo tutti.
Appunto Pasquale, il flusso non si fermerà e ad un certo punto si arriverà al collasso. I migranti scapperanno , ci saranno scontri sempre più forti e poi si dovrà usare la forza coatta.E l’opinione pubblica è già sul piede di guerra. Il danno è fatto e i rimedi sono lungi da venire.
E’ la caratteristica di noi italiani, in tutti i settori.
“ma lascia fare”, “cosa vuoi che succeda”, “poverino”… e poi arriviamo ad avere l’acqua alla gola e dobbiamo esplodere in provvedimenti drastici e devastanti.
Lo vediamo nell’immigrazione come nell’edilizia, nelle infrastrutture, nella finanza ecc ecc.
Noto che non siamo i soli a pensare che la situazione sta degenerando sempre di più e che i profondi intrecci tra azione e politica di questi periodi siano molto soggetti agli interventi di uomini dello Stato del Vaticano.
http://www.quotidiano.net/migranti-bombardare-barconi-1.1255684