Per appianare questa diversità di vedute, ed impedire che il vertice di fine mese possa risultare un parziale insuccesso la diplomazia europea ha organizzato un vertice preliminare il giorno 23 gennaio, ieri infatti il gruppo di lavoro che sta cercando di appianare le divergenze pare non sia riuscito ancora a trovare un accordo che soddisfi in pieno tutti i protagonisti di questa vicenda, paradigma della grande difficoltà che ha l’unione europea nel parlare sia in campo economico che nel campo della politica estera con una sola voce.
Tra le obiezioni poste c’era anche una questione sollevata dall’Italia. L’ENI vanta crediti nei confronti della sua controparte Iraniana per due miliardi di dollari, debiti che l’Iran asta saldando con la fornitura non onerosa di greggio alle raffinerie ENI in Europa. Il governo italiano ha chiesto che le forniture non onerose vengano escluse dall’embargo in quanto non portano fondi alla Banca Centrale Iraniana. Sembra che la richiesta tanto cara all’Italia sia stata accettata. A nostro avviso quella Italiana potrebbe essere una vittoria diplomatica effimera, se non inutile; il gruppo di analisti di GPC ritiene che nel momento in cui scatterà l’embargo petrolifero decretato dall’Europa l’Iran cercherà altri compratori per il suo greggio e ritenendo l’Italia corresponsabile dell’embargo, sospenderà come ritorsione le forniture non onerose di petrolio all’ENI. In questo modo l’Italia, un’altra volta nella sua storia, verrà criticata dagli alleati per aver cercato di non condividere gli oneri di una scelta, e umiliata dai nemici che comunque la ritengono un Paese che si è semplicemente accodato agli alleati di maggior peso.
Questa è la nostra analisi di base, i prossimi mesi ci faranno sapere se avevamo ragione.