Proprio così, lunedì scorso è stato siglato un vero patto d’acciaio tra l’Arabia Saudita, il Baharein e gli Emirati Arabi Uniti. Un patto d’acciao che va oltre il consiglio di cooperazione dei paesi del Golfo Persico (GCC) che dei primi anni ottanta coordina sul piano internazionale il comportamento e l’atteggiamento delle monarchie sunnite del Golfo.
Non è noto se a latere dei documenti ufficiali sia stato stipulato un protocollo segreto, come tante volte è accaduto nella storia della diplomazia. Pensate ad esempio il protocollo segreto del patto Molotov-Ribbentrop che prevedeva la spartizione della Polonia in vista dell’attacco tedesco del settembre 1939, protocollo non reso pubblico fino all’invasione stessa. Anche nel caso del GCC potrebbe esistere un protocollo segreto di mutuo soccorso militare sia di tipo difensivo ma forse anche di tipo offensivo, nel caso un attacco preventivo fosse necessario per salvaguardare gli interessi degli stati della penisola araba. Interessi che sono minacciati non solo dal programma nucleare iraniano ma anche dalle rivolte della popolazione sciita in Bahrain che hanno quasi detronizzato la monarchia sunnita al potere se non fossero intervenute a supporto del monarca le truppe saidite, o le rivendicazioni territoriali sulle isole del Golfo Persico : Abu Musa e i suoi due isolotti satelliti.
In un quadro di così alta tensione non è da escludere che nella penisola arabica si pensi a difendersi nel modo più efficace possibile e in questo caso un metodo efficace di difesa potrebbe essere un attacco. Un attacco coordinato e mirato che ha in fondo come obiettivo strategico un supporto all’opposizione interna iraniana.
Fonti saudite hanno ufficialmente smentito ogni accordo in sede di GCC tuttavia che qualcosa nei rapporti tra Arabia Saudita, Bahrain ed Emirati Arabi Uniti sia cambiato è un fatto altamente probabile.