L’anello di Tehran non è un magico talismano nelle mani dei potenti iraniani, ma rappresenta l’insieme degli apparati radar e di scoperta passiva della difesa aerea dell’Iran. Per capire come e con quali scopi nasce il “Tehran Ring” dobbiamo fare un passo indietro e cercare nella storia il suo predecessore che nacque intorno alla città di Mosca negli anni sessanta in piena guerra fredda.
Negli anni sessanta la tecnologia radar non era così avanzata da determinare, mediante l’utilizzo di una sola sorgente, con precisione e rapidità la posizione la direzione e la velocità di una traccia ostile. Così gli ingegneri russi e tedeschi che lavoravano nel settore ricerca e sviluppo della difesa aerea dell’URSS pensarono ad una serie multipla di sorgenti e ricevitori radar che avrebbero dovuto circondare la capitale della Federazione comunista. Stazioni rada che avevano una caratteristica peculiare esse potevano lavorare sia in maniera indipendente sia fornire allo stesso tempo le informazioni delle proprie scansioni ad un struttura centralizzata la quale combinando insieme i segnali di più stazioni otteneva, con grande precisione, pozione direzione e velocità della minaccia. In questo modo la caccia sovietica poteva essere diretta con estrema precisione nell’intercettazione del velivolo nemico.
Solitamente la difesa aerea è affidata ad una serie di radar EW basati a terra integrati, per le nazioni che ne hanno la possibilità da sistemi aerotrasportati AEW (Airborne Early Warning) questa serie di radar riferisce al comando difesa aerea. Ma negli ultimi anni la tecnologia sthealt e missili antiradar sempre più efficienti hanno reso questi sistemi inefficaci. Gli iraniani, che dispongono sia di radar EW che di sistemi AEW, hanno cercato una soluzione del mancato rilevamento degli aerei evasivi i radar sia contro i sistemi antiradar. La soluzione proposta è stata la presenza contemporanea al fianco dei classici radar EW di stazioni radar mobili esclusivamente passive e quindi non attaccabili dai missili antiradar in grado di ricevere ed elaborare il segnale di ritorno di un bersaglio illuminato da una serie di classici radar EW. La possibilità di captare il solo segnale di ritorno di una rete coordinata di radar EW potrebbe inoltre aumentare le probabilità di tracciare, e di conseguenza tentare di intercettare, gli aerei sthealt. A queste peculiari caratteristiche si deve aggiungere la possibile presenza di numerosi sensori opto-elettronici passivi, non individuabili dagli aerei nemici in assenza di ottime informazioni pre operazione, sensori capaci di individuare gli aerei avversari senza alcuna emissione elettromagnetica.
Tutto questo sistema di difesa aerea inoltre sembra sia basato su connessioni in fibra ottica ed isolato dall’esterno al fine di evitare attacchi di “Cyber Warfare” elemento però che non può essere escluso in modo assoluto.
In realtà, almeno apparentemente, il centro di questo anello difensivo non è come nel caso di Mosca la capitale dell’Iran ma un punto di territorio posto a metà strada tra il sito per l’arricchimento dell’uranio di Fordow e il reattore ad acqua, pesante di Arak, e questo indica verosimilmente che il focus del ” Tehran Ring ” non è la difesa della sola capitale ma il controllo dello spazio aereo intorno ai siti chiave per lo sviluppo del,programma nucleare e delle basi missilistiche dove sono ospitati una ventina di missili Shahab 3 in silo fortificati sotterranei.
Il Tehran Ring sarà il primo bersaglio di ogni eventuale intervento armato contro l’Iran, che sia un attacco convenzionale, cibernatico, o di altro tipo. Il primo passo contro l’Iran sarà questo.