Sulla questione iraniana la Russia sta tendendo una posizione alquanto ambigua. In alcune occasioni, come ad esempio pochi giorni fa, ha criticato duramente la dichiarazione iraniana di aver iniziato ad arricchire uranio nello stabilimento fortificato di Fordow, stessa durissima posizione è stata espressa riguardo alla possibile chiusura dello stretto di Hormuz da parte dell’Iran, cosa che ha fatto dire al ministero degli Esteri che in quel caso la Russia non potrà rimanere immobile. Altre volte è apparso che il regime iraniano venga supportato a prescindere dalle proprie azioni, ad esempio, quando il ministro degli esteri ha dichiarato di essere contrario a sanzioni ed embarghi anche nel caso l’Iran proseguia nel suo piano di arricchimento dell’uranio, o ancora quando il ministero dell’energia prosegue negoziati su altre centrali nucleari da costruire nel paese anche senza la possibilità da parte dell’ IAEA di eseguire adeguate verifiche di aderenza al trattato di non proliferazione. IAEA che nella giornata di mercoledì 11 gennaio, dopo l’ennesima morte con esplosivo di un professore legato ala programma atomico, è stata accusata di essere complice nell’omicidio degli scienziati nucleari iraniani i cui nomi compaiono nei rapporti riservati beni alcuni casi nelle risoluzioni pubbliche del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Perché la Russia prosegue in questa ambivalenza?
La causa, anzi le cause sono molteplici.
Russia il 2012, così come in America, è anno di elezioni presidenziali, elezioni in cui il partito della Diarchia Medvedev – Putin, Russia Unita, sembra poter conquistare la presidenza con una certa sicurezza, ma la cosa non è più scontata come negli ultimi dodici anni, l’opposizione è pronta ad approfittare di qualunque passo falso di Putin, candidato alla presidenza, passo falso che può essere sia appoggiare un regime di guerrafondai, sia non reagire in modo corretto ai diktat americani.
l’Iran è un’ottima moneta di scambio per la questione Cecena e Georgiana. La Russia infatti ha agito contro questi due territori in modo unilaterale, in dissenso con le Nazioni Unite, l’Europa e gli Stati Uniti. Poter ricordare, ai tavoli negoziali, agli altri protagonisti della politica internazionale, che la Russia ha anch’essa le proprie priorità geopolitiche e zone di influenza che ritiene esclusive, può dare nel lungo termine grandi risultati.
Ridurre ai minimi termini la minaccia iraniana inoltre farebbe venir meno la motivazione ufficiale di uno scudo antimissile prossimo ai confini della Federazione Russa, che Mosca vede come sistema d’arma in grado di ridurre la sua deterrente nucleare più che capace di eliminare la minaccia dei missili balistici iraniani.
Ma l’Iran è anche un’opportunità. È l’opportunità di fare impiegare risorse e mezzi all’avversario americano per contenere un nemico potenziale come l’Iran e concedere più libertà di manovra alle forze armate di Mosca che tornano ad affacciarsi sullo scenario internazionale dopo la lunga pausa forzata successiva alla dissoluzione dell’Unione Sovietica.
Fino a che punto la Russia si spingerà in questo confronto con gli americani e i loro alleati non è di facile previsione, tuttavia, in base ai segnali politici diplomatici e militari che sono giunti dalla Russia in questi giorni possiamo dire che la Russia non ha nessuna intenzione di rinunciare ad una base avanzata per la marina in territorio Siriano e farà di tutto sia in campo diplomatico che militare per difendere non tanto Assad quanto la propria posizione. Dell’impegno militare, ne è dimostrazione il fatto che un task Force della marina Russa ha visitato in questi giorni la base di Tartus e che ieri una nave proveniente dalla Russia con un carico di munizioni destinate alla Siria è stata individuata durante una sosta forzata nell’isola di Cipro.
Per quanto riguarda l’Iran la risolutezza Russa non pare così assoluta, lasciando di fatto aperta la possibilità di un intervento occidentale seppur vincolato ad una presa di accordi con Mosca. Un Iran nucleare è nel lungo termine infatti un pericolo per la stabilità dell’area caucasico-caspica, che con tanta difficoltà Mosca ha cercato di mettere sotto il proprio controllo.