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Siria Turchia, un confronto pronto da mesi

Per il primo post di questo nostro sito abbiamo scelto di analizzare la situazione presente, e molto complessa, tra Siria e Turchia. Il nostro ragionamento comincia a Marzo del 2011 quando un’ampia coalizione Arabo-NATO ha attaccato la Libia, con la netta opposizione della Federazione Russa; a questa operazione non ha preso parte ( fatta eccezione il trasporto di aiuti umanitari) la Turchia. A molti la cosa è parsa perlomeno strana, ad occhi più attenti è stato un chiaro segnale che la Turchia poteva essere poco dopo impegnata in prima persona in un’altra operazione. In quei giorni infatti già in Siria la rivolta montava e proprio nelle aree del nord dove l’etnia di origine turca ha più peso.

Un intervento Turco con il supporto Nato in Siria sembra imminente, dal dialogo si è passati alle minacce e dalle minacce sono emersi i primi fatti, forse il più clamoroso e chiaro è una dichiarazione della TV di stato Iraniana ( del 27/11/2011) nella quale si afferma che la Siria ora ha puntato i suoi missili Scud B-C-D verso la Turchia, le armi non sono più interamente puntate su Israele, cosa incredibile fino a pochi mesi fa,  gli strateghi di Bassar El Assad stanno considerando obiettivi strategici in territorio turco. Il primo obiettivo che viene in mente a tutti ha un nome famoso Incirlik, la base Nato più importante
nella regione, è a tiro di tutti i modelli Scud in possesso della Siria ed è sicuramente il primo obiettivo della lista. La zona di territorio turco più a rischio è quella nel raggio di circa 250-400 km di distanza dal confine Siriano, tuttavia gli scud C e il missile M9 ( se operativo ) hanno la capacità di lambire i sobborghi di Istambul. Le capacità di difesa dai missili balistici turche sono molto limitate, anche se la ormai prossima installazione del radar di scoperta e inseguimento in banda X [Forward-Based X-Band Radar-Transportable (FBX-T)]  americano implementerà notevolmente le capacità di allerta di Istambul, la pressoché assenza di intercettori di area limita notevolmente le capacità Turche rendendola dipendente dai missili standard missile 3 (SM3) presenti a bordo dei Cruisers e Destroyers  Aegis americani. Altra possibilità di intergare il FBX-T è il sistema THAAD ( Terminal High Altitude Aera Defence),  ma per le notizie disponibili le pochissime utnità disponibili verrebbero impiegate nello scacchiere del Golfo Persico, per le aree sensibili Turche sarebbero invece disponibili  i missili Patriot Pac2 e Pac 3.

Eccovi un breve e schematico riassunto delle capacità missilistiche balistiche della Siria dal database di missilethreath.com

Syria
Designation Alternate Name Class Payload Range (km) Status
M-11 variant DF-11/CSS-7 SRBM Single
warhead, 800 kg
280 Operational
M-9 variant DF-15/CSS-6 SRBM Single
warhead, 320 kg
800 Unknown
Scud B/C/D variants SRBM Single
warhead
Operational

 

La Siria non può certo competere con la Turchia in fatto di capacità militari, ma a differenza della Libia dobbiamo ricordare che:

  1. La Siria a la capacità di compiere rappresaglie verso il territorio da cui potrebbe essere attaccata.
  2. Possiede armi chimiche e le testate chimiche pre i missili Scud
  3. Assad non corre il rischio di fare la fine di Gheddafi visto che i Pasdaran iraniani controllano insieme alle forze a lui fedeli Damasco e l’aeroporto, quindi una via di fuga gli rimane aperta
  4. La Russia non vuole perdere l’ultima base navale che ha nel mediterraneo nella città costiera di Tartus e quindi farà di tutto per conservare un asset
    strategico così importante e che a da poco rammodernato. ( a sostegno di questo punto è notizia di oggi 28/11/2011 che la nave ammiraglia della flotta Russa l’incrociatore lanciamissili portaeromobile Admiral Kuznestov ha lasciato la sua Base nel Mar Baltico e sta facendo rotta per il mediterraneo per una crociera che la porterà ad attraccare al largo del porto di Tartus, troppo piccolo per ospitarla ).

L’impresa quindi sarà tutt’altro che semplice. Tuttavia far cadere il regime Siriano potrebbe essere l’unico vero mezzo di pressione nei confronti dell’Iran che oggi può contare su una vera e propria alleanza di ferro con la Siria e Hezbollah ( è notizia del 03/12/2011il consiglio delle opposizioni siriane ha dichiarato di voler interrompere ogni contatto con l’ Iran e Hezbollah) , visto che Hamas sembra aver ripreso la vecchia via Sunnita che lo riporta alle origini tra i fratelli mussulmani del Cairo e le monarchie del Golfo.

Perdere la Siria vorrebbe dire perdere il filo diretto con il Libano e un potente alleato che potrebbe complicare non poco la vita ad Israele nel caso di un conflitto con l’Iran. Quindi anche gli stati uniti vedono di buon occhio la scomparsa del regime Alawita di Assad, nella speranza di limitare i danni di un confronto militare con l’Iran. E’ la filosofia della “guerra indiretta” quel confronto fatto come dire, per conto terzi, fornendo logistica materiali e intelligence (e quando serve anche uomini e mezzi ) tanto cara al Presidente americano.