Ore decisive per la Siria.
Forte dell’appoggio russo e della paralisi del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il regime Siriano della famiglia Assad e della fazione Alawita, cerca di reprimere con tutta la forza disponibile, senza sguarnire la capitale, la rivolta sunnita.
Ieri i ministro degli Esteri russo accompagnato dal capo dei servizi informativi di Mosca sono stati accolti a Damasco da una folla sventolante bandiere e che gridava la propria fedeltà al governo,pelle stesse ore e ancora oggi le città cardine della rivolta sono sotto un intenso fuoco di mortai e artiglieria che bersaglia i quartieri dove si sono asserragliati i rivoltosi, non curandosi dei civili dei bambini e dei feriti.
È una vera e propria guerra civile. Inutile usare altri termini. Stiamo assistendo ad una repressione militare contro la popolazione innocente, non solo contro i rivoltosi. Stiamo vivendo senza che i media nazionali occidentali vi diano troppo risalto una strage, quasi una pulizia etnica.
Il presidente americano è informato costantemente della situazione, tutti nell’ambiente dell’ingelligence conoscono la sensibilità di Obama verso le minoranze ed i civili che subiscono la repressione dei propri governanti. Tutti hanno ormai capito che è disposto a rischiare per aiutare le persone che rischiano la propria vita ribellandosi a chi non concede loro la libertà. Cosa farà il presidente americano in una situazione, non solo grave, ma che gli concede poco tempo per riflettere. Obama in queste situazioni è vulnerabile, non ha mai agito in modo rapido, il Libia ci pensò Sarkozy, in Corea del Sud rimase immobile nonostante il territorio sud coreano fosse sotto un bombardamento di artiglieria.
Cosa farà adesso il Presidente? Ascolterà il grido dei civili siriani? Rischierà un confronto militare palese? Noi pensiamo di no. Pensiamo che Obama offrirà supporto e armi alla resistenza, non solo fucili e granate come ha fatto, in modo molto limitato, fino ad ora. Ma adesso queste misure potrebbero non essere più sufficienti, i ribelli vedono morire i loro figli sotto le bombe, gli aiuti promessi non sono mai arrivati, il consiglio Siriano dell’opposizione in esilio non riesce ad ottenere nulla dopo’ che Turchia e Francia si sono divise sui modi dell’intervento su soprattutto su un tema ancor più delicato : a chi affidare il potere dopo Assad.
Per sostenere la rivolta di Homs serve un gesto concreto, reale, tangibile ma soprattutto rapido. Gli equilibri in Siria sono molto delicati, basta veramente poco per far pendere dalla parte di Assad oppure dalla parte dei rivoltosi il piatto della bilancia. Assad lo conosce questi equilibri e prima di ritirarsi nella “Siria degli Alawiti” lungo la costa, tenta per un’ultima volta di tenersi l’intero paese.