Ben diversa la situazione nel campo dei ribelli. La ritirata americana, dopo le promesse di aiuto fatte proprio sul suolo siriano dal senatore McCain, hanno abbattuto il morale delle truppe dell’FSA (Free Syrian Army) è ridotto notevolmente il numero di nuove reclute pronte a combattere con questa formazione che aveva scommesso tutto prima sull’aiuto da parte della Turchia, poi sull’intervento occidentale in Siria. Parallelamente stiamo assistendo ad un netto e costante rafforzamento dei ribelli più radicali, che sono identificabili in Jabar Al Nusra e nei gruppi che si rifanno all’ISIS (Islamic state of Iraq and Syria). Solo queste formazioni paramilitari, spesso rinforzate anche da combattenti stranieri, hanno raggiunto alcuni successi tattici nelle ultime settimane. Tuttavia sembra che il maggior obiettivo odierno dei combattenti jihadisti sia non tanto guadagnare terreno a discapito di Al Assad ma di ottenere l’egemonia nelle aree che oggi non sono controllate dal governo di Damasco. Per ottenere questo risultato gli estremisti stanno procedendo lungo un doppio binario.
In prima istanza combattono fisicamente gli ormai ex alleati dell’FSA. E queste sono battaglie senza esclusione di colpi dove spesso non si fanno prigionieri e che hanno visto prevalere nella stragrande maggioranza dei casi proprio la fazione più estremista.
La seconda via viene attuata cambiando le leggi e l’organizzazione di base nelle aeree sotto il controllo degli estremisti. In queste zone vengono istituiti tribunali islamici che applicano la legge coranica secondo interpretazioni radicali. Il governo della regione viene affidato ad uno sceicco, un uomo che coniuga in se il potere giudiziario e il potere esecutivo. In Siria questa figura somma anche il potere di primo comandante militare dell’area, quello che nell’islam dei primi secoli era identificato come il Rais, termine che oggi identifica il presidente nelle nazioni arabe.
Sintetizzando possiamo dire che la fazione più radicale dei ribelli sta emergendo come la part predominate dei ribelli siriani e che ha raggiunto un livello di potenza tale da pot combattere contemporaneamente le truppe governative e le o altre formazioni ribelli.
Così la Siria, armi chimiche o no, vede dinnanzi a se un nuovo inverno di guerra, un nuovo inverno di sofferenza per la popolazione civile schiacciata tra il regime di Assad e bande di ribelli estremisti che espandono settimana dopo settimana la loro influenza nel Nord del paese.
Siria la guerra continua
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Christiaan Triebert