Roma 8 marzo 2012
In Siria è in corso non una semplice rivolta e nemmeno una guerra civile è qualcosa di più, l’asse dei combattimenti che si spostano da Homs verso Rastan, invece che verso la zona est del Paese, lo hanno messo in luce.
In Siria è in atto un confronto di natura strategica, nel quale il regime di Assad da una parte, e i ribelli dall’altra cercano di conquistare una importantissima arteria stradale, l’autostrada tra Damasco e il nord del paese, quel nord dove è maggioranza l’etnia Alawita, il nord delle città costiere di Latakia e di Tartus.
Ecco per quale motivo il prossimo obiettivo delle truppe di Assad sarà la città di Rastan, ultima città, lungo l’autostrada, dove gli Alawiti sono minoranza.
A Rastan i ribelli si stanno organizzando ma, per struttura della città e minor numero dei militanti, sembra un punto più difficile da tenere rispetto al quartiere di Homs che per tante settimane è stato il simbolo della resistenza contro il regime di Assad. Una volta presa Rastan tutta l’autostrada che porta alla costa sarà nelle mani degli Alawiti e questo permetterà di trasportare agevolmente mezzi uomini e materiali.
Nelle stesse ore, mentre i ribelli perdono uomini, coesione e terreno, dal Senato degli Stati Uniti d’America e dalla importante commissione difesa arriva, a nome del Senatore McCain, una richiesta molto forte. Il senatore McCain chiede di avviare al più presto una campagna di raid aerei in supporto ai ribelli siriani. Una posizione e una dichiarazione che i nostri analisti ritengono priva di reale fondatezza, ma fatta in questo momento particolare per ricordare, al Senato più che agli elettori americani, la estrema riflessività del presidente Ofattori far presente al presidente che se questa riflessività verrà accettata per la questione siriana, non verrà accettata di fronte al problema iraniano.
Così la Siria e il suo popolo diventanooggetto dei calcoli degli strateghi e dei politici, la Siria è diventata merce di scambio : merce di scambio con la Russia per la base navale di Tartus, merce di scambio con gli iraniani per il vertice sul nucleare di Istanbul, ma è diventata anche una sconfitta per i paesi sunniti del Golfo e in parte per Israele. Israele e le monarchie della penisola arabica: prossimi incredibili alleati in una guerra che l’America di Obama cerca in ogni modo di evitare.