Mentre valutavamo questo nuovo atteggiamento non sapevamo che il 30 gennaio scorso è avvenuto un radicale cambio di passo nella gestione della disputa internazionale. I guardacoste nipponici sono stati supportati dall’intervento di un cacciatorpediniere delle forza marittime di autodifesa giapponesi, mentre un’unità di pari classe si muoveva in supporto del vascello di sorveglianza marittima cinese.
Le due unità da guerra si sono avvicinate ad una distanza che i nostri analisti stimano intorno alle 20 miglia. Nei minuti successivi l’unità cinese avrebbe, secondo quanto riferito dai giapponesi, accesso il radar di tiro utilizzato per l’acquisizione dei bersagli da parte dei missili antinave e ha “bloccato” il radar sul caccia giapponese, azione che va classificata senza dubbio alcuno come atto ostile.
Così, quello che era iniziato come un pezzo che voleva raccontare l’ennesimo gradino dell’escalation nelle Senkaku, è diventato il racconto del primo atto ostile tra unità maggiori delle flotte di Cina e Giappone.
Da oggi le navi che incroceranno nelle acque delle Senkaku avranno sempre ben presente che il 30 gennaio un radar di tiro ha inquadrato e minacciato un caccia giapponese, ogni militare, pianificatore e politico lo terrà ben presente. Allo stesso modo militari politici e pianificatori inizieranno a organizzare un sistema di copertura aereo per le unità navali che pattugliano le isole Senkaku, questo potrebbe essere il vero momento critico nelle contesa per gli isolotti. Mentre nel confronto tra navi i tempi di reazione sono relativamente dilatati, ciò non vale per le forze aeree. Nei cieli le decisioni si prendono in pochi secondi e se un aereo cinese inquadrerà un F/15J giapponese in pochi secondi un atto ostile potrebbe trasformarsi in un atto di guerra.