Ma molto dipenderà da quello che potrebbe accadere nella zona nord di Israele, l’evoluzione dell’escalation a Gaza è interconnessa infatti a quello che potrebbe accadere nella zona del Golan e al confine tra Libano ed Israele.
Si delineano così tre possibili scenari:
Il primo il più ottimistico e che noi tutti ci auguriamo è che l’Egitto riesca a mediare una tregua, ma che sia una tregua vera non il solito rimandare di alcune settimane il confronto armato.
Il secondo comprende una limitata azione di terra tanto rapida quanto diretta in profondità nel territorio di Gaza ma senza la presenza di un grande numero di truppe israeliane. In questo scenario le truppe speciali e i missili di altissima precisione, capaci di colpire una singola stanza di un edificio, sarebbero protagonisti mentre i raid aerei sarebbero limitati al supporto ravvicinato alle truppe impiegate in combattimento.
Il terzo è lo scenario peggiore e comprende una operazione terrestre in grande stile con l’impiego di truppe di fanteria, artiglieria convenzionale e raid aerei sulle strutture di comando e controllo dei palestinesi nella Strisica. Ma questo scenario diventerà realistico solo se nel nord di Israele si scateneranno scontri aperti con Hezbollah, e i palestinesi di Gaza tentassero di aprire un secondo fronte nella zona del Negev.
Nel frattempo, ne a Gaza ne nel Negev, si dormono sonni tranquilli, innocenti civili israeliani vivono nei rifugi le scuole sono chiuse e ognuno teme per la vita di se stesso e dei propri cari, a Gaza si teme che una bomba faccia vittime tra i civili e persone innocenti vengano uccise.
Qualcosa avverrà a Gaza,che cosa però non dipenderà solo dalle parti che si confrontano tra il Negev e Gaza.