Oggi giorno dell’insediamento del nuovo presidente iraniano Ayatollah Hassan Rohani vi riproponiamo un nostro post del 15 giugno scorso che analizzava in breve il profilo del nuovo presidente iraniano
Al nome di Rohani, il nuovo presidente iraniano, i media tradizionali di tutto il mondo associano costantemente un aggettivo: “Moderato”.
Rohani per tutti è diventato “il moderato Rohani”. Ma siamo proprio sicuri che questo grande protagonista della Repubblica Islamica iraniana, questo studioso appartenente alla classe sacerdotale con la sua inflessione vocale da persona matura e il viso che ispira serenità, sia veramente un moderato?
Egli è sicuramente moderato nei modi che utilizza in pubblico, è sicuramente moderato nelle modalità di contenimento dell’ostilità al regime, è assolutamente un moderato nel modo di confrontarsi con gli altri ma probabilmente non è un moderato nel senso che intendiamo noi in occidente.
Rohani é comunque una personalità politica che è parte integrante del regime iraniano, ha partecipato alla rivoluzione, alla fine degli anni settanta era uno dei giovani più vicino all’Ayatollah Khomeini e vivevano entrambi in esilio in Francia. Rohani ha, giustamente, come primo interesse personale la prosperità e l’aumento di influenza regionale della propria nazione. Il problema per l’occidente e per Israele è che anche Rohani è, con grande probabilità, favorevole ad un Iran nucleare. Oggi la via per far si di avere un Iran nucleare, per assurdo, è il dialogo e vi spiegheremo perché.
Al fine di diventare una potenza atomica regionale, sul modello di India e Pakistan, o locale, sul modello della Corea del Nord, non è sufficiente avere una testata atomica. È necessario avere un piccolo arsenale di bombe e, ancor più, è necessario possedere la tecnologia per lanciare le armi verso il nemico, e cioè possedere la tecnologia missilistica. Ma ciò non è sufficiente. Bisogna possedere anche i mezzi per limitare le controffensive nemiche, bisogna possedere un numero elevato di armi strategiche convenzionali che, unite alla deterrenza fornita dall’arsenale atomico, consentano al paese di gestire le possibili escalation senza essere costretti a ricorrere immediatamente all’arma nucleare ed è necessaria un rete di alleanze per contrastare i blocchi nemici, che nel caso dell’Iran sono le monarchie arabe con il Consiglio di Cooperazione del Golfo, e l’asse America-Nato-Israele.
L’Iran per diventare una vera potenza regionale ha bisogno di diversi mesi se non di un paio di anni, all’Iran di oggi serve tempo, anche più di quanto gli servano le atomiche.
Portare l’occidente al tavolo delle trattative, rallentando l’arricchimento dell’uranio, ma proseguendo tutte le attività necessarie a fare dell’Iran una potenza regionale sarebbe la più grande vittoria di Rohani.
Portare Obama al tavolo del negoziato e contemporaneamente espandere le capacità strategiche convenzionali iraniane, aumentando il numero di missili balistici a medio raggio nei silo a nord di Tehran producendo ancora più veicoli mobili di lancio per gli Shahab 3 e sviluppando tecnologia per impedire il libero accesso delle forze della marina americana alla acque del Golfo Persico, è la migliore assicurazione per lo sviluppo di un arsenale nucleare.
Ritardare oltre l’estate del 2013 lo Strike di Israele contro le installazioni nucleari iraniane chiuderà l’ultima finestra rimasta all’aeronautica israeliana per poter agire senza l’aiuto americano, perché ogni giorno che passa l’Iran migliora le sua difese aeree, acquisisce e sviluppo nuovi sistemi, affina l’addestramento l proprio personale e questo Hassan Rohani, “il moderato” lo sa bene. Ancor meglio lo sa Hassan Rohani, non il moderato, ma il comandante della difesa area iraniana durante la guerra con l’Irak, Hassan Rohani la migliore mente strategica che la Repubblica Isalmica abbia al suo interno.