Anche le ultime dichiarazioni di ieri pomeriggio rilasciate dal presidente siriano Al Assad confermano la nostra analisi. Il Rais siriano ha dichiarato che la Siria rinuncerà alle armi chimiche quando gli Stati Uniti smetteranno di armare i ribelli. Questa affermazione rafforza anche un’altra nostra deduzione. La Siria, dichiarandosi disponibile ad accettare che le proprie armi chimiche vengano messe sotto “controllo internazionale” non ha mai dichiarato di voler si privare di queste armi. Su questo sottile gioco diplomatico e semantico si sta giocando la partita siriana di questi giorni. Gi Stati Uniti premono perché le armi chimiche siriane vengano distrutte, (cosa che comunque avrà bisogno di anni per essere messa in pratica) la Russia e la Siria stessa vogliono che le armi chimiche non vengano distrutte ma solamente messe sotto il diretto controllo di una forza internazionale con una forte presenza russa. Tali armi sarebbero però ancora nella disponibilità del governo siriano che potrebbe in caso di disperazione mettervi mano.
È per questi motivi che in Siria fallirà la diplomazia e il conflitto verrà risolto solamente sul campo. La diplomazia di questi giorni serve unicamente alle due fazioni per rafforzare le proprie posizioni in vista della prossima fase della guerra di Siria.
Se sarà solo un conflitto interno ai confini siriani o se la guerra si estenderà alla regione, ciò dipenderà da un elevato numero di variabili, rappresentate non solo dall’evoluzione del conflitto in terra di Siria.