E’ pronta l’offensiva di terra nella Striscia di Gaza, le offerte di tregua, la mediazione non proprio super partes dell’Egitto, le pressioni di America e Francia sono ormai capitoli della storia di questa guerra. L’esercito israeliano si prepara ad attaccare i siti di Hamas che minacciano il territorio Israeliano non solo il sud del paese ma anche la zona centrale di Gush Dan il distretto residenziale, ed industriale di Tel Aviv. L’azione è ormai inevitabile, non tanto per i danni materiali che i missili di Hamas possono causare a Tel Aviv ma per la condizione di panico e di fermo quasi completo agli investimenti stranieri che questa fase di crescente tensione sta causando ad un paese, come Israele, che deve continuare a crescere sia sotto il punto di vista economico che dal punto di vista demografico. La capitale economica, Tel Aviv, bersaglio dei razzi di Hamas e del Jihad islamico, è paralizzata, i turisti tornano nei loro paesi prima del tempo l’immigrazione ha una frenata decisa la borsa di Tel Aviv soffre. Per questi motivi e anche a causa dell’aperta sfida dell’egiziano Morsi ad Israele la tregua non ci sarà e le truppe di Tsahal entreranno a Gaza. Il fatto è quanto profondamente penetreranno nella striscia, e soprattutto vorrà il primo ministro di Israele iniziare una battaglia urbana nelle aree residenziali della Striscia? Una battaglia urbana che farebbe perdere ai soldati di Israele gran parte della loro supremazia tecnologica perchè quando si è uomo contro uomo, fucile contro fucile, le forze tendono ad equivalersi e le perdite ad aumentare esponenzialmente.
La seconda questione riguarda il numero di riservisti mobilitati. Durante Cast Lead, quattro anni fa, abbiamo assistito a cruente battaglie durate per diversi giorni anche all’interno delle aree urbanizzate della Striscia di Gaza. Fu un’operazione profonda ed ad ampio spettro. Furono mobilitati in quell’occasione 9000 riservisti in appoggio alle truppe regolari normalmente a disposizione del Southern Command israeliano. Questa volta i riservisti allertati sono 75000 ( sui 480000 disponibili ) e già oltre 25000 sono pienamente operativi. Perchè utilizzare un così alto numero di riservisti e perchè allertare l’Home Front Command ( la parte dell’esercito che si occupa della gestione del fronte interno ) su tutto il territorio nazionale?
Rispondere a queste domande significa comprendere gli obiettivi di Israele e capire quindi quando questa guerra avrà termine. All’interno di GPC stiamo formulando diversi scenari che però soffrono la presenza di un numero incredibilmente alto di variabili politiche, militari, diplomatiche, strategiche, religiose, interreligiose, economiche, di teatro, di area, globali.
Lanciarsi in una previsione oggi significa puntare un numero sulla roulette e questa non è la nostra politica, ma continueremo a lavorare e se le condizioni lo permetteranno, a delineare uno scenario di previsione della guerra che, per ora, interessa la Striscia di Gaza ed Israele.