La Federazione Russa ha individuato due chiare linee strategiche per lo sviluppo della propria influenza geopolitica dopo gli anni dell’oblio seguiti al crollo dell’Unione Sovietica.
La prima direttrice di espansione russa è chiaramente indirizzata al bacino del mediterraneo e con esso ai paesi che vi si affacciano, siano essi in Africa, in Asia o in Europa. Il mediterraneo è un luogo privilegiato per i commerci mondiali essendo la via di transito delle navi che utilizzano il canale di Suez per non circumnavigare l’Africa e crocevia delle future esportazioni energetiche russe verso ovest.
L’artico, con il suo oceano e con i suoi fondali ricchi di risorse minerarie, rappresenta per la Russia la Nuova Frontiera che garantirà a Mosca il duplice scopo di avere enormi riserve energetiche e di garantire la sicurezza di tutta la Federazione.
Iniziano la nostra discussione dalla sicurezza. Oggi la minaccia maggiore per la Russia, in termini militari, è rappresentata dai sottomarini nucleari americani. Sottomarini armati di missili balistici nucleari in grado di colpire il territorio russo in 9/14 minuti, ad una condizione: lanciare le proprie armi dall’oceano artico.
Per questo motivo il Presidente Putin sta dando massima priorità al rafforzamento delle forze di difesa che presidiano l’oceano artico. Nuovi stormi di aerei antisom sono stati creati, basi avanzate sulle isole sul mare artico, come nel caso delle isole nuova siberia, sono state ammodernate e rimesse in finzione in questi mesi. Monitorare ed eventualmente eliminare i sommergibili nucleari americani è al momento la priorità delle forze di difesa strategiche della Federazione Russa.
Ma il rafforzamento militare nell’artico è funzionale anche alle rivendicazioni economiche e territoriali della Russia riguardanti la piattaforma continentale marittima presente al di sotto dell’Oceano Artico.
Secondo la convenzione di Montego Bay sul diritto del mare il tratto di mare sovrastante la piattaforma continentale che prosegue dal territorio affacciante su un determinato braccio di mare ricade fino a 200 miglia nella cosiddetta zona economica esclusiva (ZEE). Essa è un’area dove il paese costiero detiene la sovranità esclusiva sulle risorse marine e minerarie, nonché i relativi diritti di sfruttamento.
L’artico tuttavia è regolato anche da specifici trattati che ne regolano in maniera particolare lo sfruttamento, come ad esempio il trattato artico tra Norvegia e Federazione Russa o le decisioni prese dal Consiglio Artico, decisioni però solo consultive e di scorso valore legale. Manca infatti per l’artico un trattato specifico come quello di Washington per la gestione del continente antartico.
In questa situazione di incertezza la Russia si appellerà alla convenzione di Montego Bay, firmata da oltre 160 Stati, inclusi gli Usa. Gli Stati Uniti non hanno però mai ratificato il trattato e questo pone problemi di soluzione alle controversie marittime internazionali dove gli Stati Uniti sono parte in causa.
La presenza militare Russa nell’artico è quindi una precondizione per permettere a Putin di reclamare per la Federazione Russa il controllo della zona economica esclusiva che si può estendere per 200 miglia verso il Polo Nord.