Il presidente americano Obama sarebbe pronto a sbloccare alcuni miliardi di dollari di assetti finanziari iraniani in America ora non nella disponibilità della Repubblica Islamica. Nel 2009 l’amministrazione Usa, come prima ritorsione contro l’avanzamento del programma atomico iraniano, iniziò una politica di blocco di vari beni finanziari riconducibili alla Repubblica Islamica Iraniana.
L’implementazione di tali misure fu graduale e negli anni le somme iraniane bloccate in America hanno raggiunto una cifra di circa 10 miliardi di dollari.
Dopo le mosse americane anche l’Europa attuò politiche simili cosicché anche in Europa oggi esistono 25 miliari di capitali iraniani bloccati e non nella disponibilità di Tehran.
Analizzando numerose fonti, sembra che gli iraniani abbiamo promesso di attuare una Road Map ben definita per risolvere la questione nucleare. Prima però dei prossimi negoziati di Ginevra l’Iran desidera una prova di concreta “buona volontà” da parte di Washington. Questa prova di buona volontà sarebbe lo sblocco di buona parte degli assetti finanziari in valuta pregiata presenti in America ed in Europa per una cifra non inferiore ai 15 miliardi di dollari.
Questa richiesta, se accolta (e sarà accolta), permetterà all’Iran di fare fronte alla drammatica carenza di valuta pregiata che il Paese sta sperimentando. Una carenza di valuta pregiata che ha visto il deprezzamento violento della valuta locale, il fiorire del mercato nero della valuta e un balzo preoccupante dell’inflazione, questo fenomeno si è esacerbato dopo le più rigide sanzioni riguardanti il sistema bancario che operava con l’Iran.
Questa situazione finanziaria ormai dissestata ha messo in crisi, particolarmente nelle aree urbane il sostegno al governo degli Ayatollah. I quindi miliardi chiesti dall’Iran permetterebbero di gestire per due/tre mesi la situazione e bloccare la spirale tra deprezzamento della valuta locale e inflazione.
In assenza di un rifornimento divaluta locale per nei prossimi mesi il malcontento in Iran potrebbe dilagare e con esse potrebbero sorgere proteste di piazza che verrebbero immediatamente represse con pugno di ferro.
Ma questa amministrazione americana no vuole un “regime change” in Iran, così la richiesta iraniana, secondo i nostri analisti, verrà presto accettata, così prima del 7 novembre 2013 assiteremo con grande possibilità allo sblocco dei 15 miliardi richiesti dai negoziatori iraniani.
In questo modo l’Iran avrà il tempo di gestire, secondo i propri tempi. la Road Map che i vertici del paese hanno tracciato.
Un piccolo inciso sulle richieste iraniane durante il vertice di Ginevra della settimana scorsa.L’Iran avrebbe proposto di convertire la totalità dell’Uranio arricchito al 20% presenta nel paese in barre di combustibile per reattori sperimentali, seconda cosa gli iraniani avrebbero affermato la volontà di proseguire la costruzione del reattore ad acqua pesante di Arak, un reattore che può utilizzare uranio a bassa percentuale arricchimento e produrre Plutonio come sottoprodotto della reazione nucleare.
Non esiste solo l’uranio nel programma nucleare iraniano.