Il giorno precedente il nuovo coordinamento dei ribelli aveva ordinato un’offensiva in grande stile nella zona settentrionale della Siria, offensiva che ha permesso ai ribelli di conquistare un importante sito di difesa aerea, un comando di battaglione e un aeroporto militare nei pressi di Aleppo. I ribelli dispongono di nuove armi giunte a loro durante i giorni della battaglia a Gaza, periodo nel quale si era assistito ad uno stallo nei combattimenti tra governativi e ribelli. L’obiettivo nella zona nord non è comunque di affrontare e sconfiggere in campo aperto le truppe di Al Assad ma di conquistare i principali assi stradali che collegano Damasco, Homs, Latakia, e Aleppo, in modo da isolare la zona Alawita costiera dal resto del Paese e chiudere in due sacche distinte, una a Nord e una a Sud nei pressi di Damasco le truppe fedeli ad Al Assad. È in questa ottica che va letto l’attacco all’aeroporto internazionale di Damasco, via di rifornimento indispensabile per armi munizioni e uomini, parallelamente alla valle della Bekaa libanese, che sostengono l’attuale regime di Damasco. È estremamente probabile che i ribelli non assestino oggi il colpo definitivo alla capitale della Siria, ma dopo la perdita, seppur temporanea, dell’aeroporto il morale dei fedelissimi di Al Assad è notevolmente peggiorato e qualcuno sarà tentato nei prossimi giorni di abbandonare non tanto il Rais ma quantomeno la capitale e ritirarsi nella regione costiera di Latakia. Perchè questa sarà, secondo i nostri analisti, l’evoluzione più probabile della guerra civile in Siria