La settimana appena conclusasi è stata piuttosto contrastata per quanto riguarda le borse. Nel complesso non è andata così male per i mercati finanziari, anche se di certo non hanno brillato gli scambi. In realtà sembrava una normale settimana interlocutoria (ovviamente in un contesto di crisi mondiale) fino a che non è scoppiata l’ennesima “bomba” finanziaria. Standard & Poor ha declassato la banca spagnola Bankia a livello junk. Questa notizia ha innescato una reazione a catena che ha spinto alla richiesta di un nuovo bailout. E infatti la banca spagnola Bankia ha annunciato di voler chiedere un (nuovo) aiuto da quasi 20 miliardi di euro, per poter consolidare la propria liquidità, solvibilità e solidità. A ciò si aggiunga l’ulteriore pessima notizia circa il bilancio 2011, comunicata nella tarda serata del 25 maggio: è stata rivista la perdita di bilancio, giunta a 3 miliardi di euro. La preoccupazione intorno alle banche spagnole è grande, infatti Bankia è solo il caso più eclatante, ma tante altre sono le banche declassate a livello junk. In questo momento i timori si concentrano proprio sul sistema bancario spagnolo in quanto è rimasto esposto enormemente alla bolla immobiliare spagnola. Per quanto riguarda i titoli di stato, di certo non aiutano le notizie prima confermate, poi smentite, della fuoriuscita della Grecia dall’Euro. Ciò ha contribuito a mettere sotto tensione gli spread italiani e spagnoli. Lo spread BTP – Bund è ormai stabilmente sopra quota 400. Nel corso della giornata di venerdì, quindi, queste notizie si sono fatte sentire negativamente sulle borse che, però, hanno complessivamente recuperato e ampiamente scontato la pessima notizia proveniente dalla Spagna. E in realtà bisogna sottolineare come la chiusura di venerdì veda segni positivi un po’ ovunque.
La settimana, però, è stata veramente densa di importanti incontri e summit. Rimanendo in ambito economico, non possiamo non citare l’ennesimo summit europeo e, per l’ennesima volta, dobbiamo sottolineare l’ennesimo nulla di fatto. Certo, dopo il G8 di Camp David è emersa chiaramente la nuova corrente dominante a favore della crescita. Per un (breve) momento si è pensato che tale marea montante potesse finalmente cambiare l’atteggiamento irremovibile tedesco. Così non è stato. Francia, Italia e tanti altri ormai costituiscono un fronte comune a favore di rigore e crescita. La Germania mantiene il proprio presidio a baluardo dell’austerità. Ma i fatti ormai confermano che la visione composta da sola austerità è estremamente sterile e decisamente controproducente. In settimana si è parlato più volte e sempre più esplicitamente di Eurobonds, ma evidentemente è ancora un tabù.
A tenere il fiato sospeso ai mercati ha contribuito anche il summit per il nucleare iraniano. GPC ha seguito attentamente e in tempo reale le notizie provenienti dal summit di Baghdad (si legga qui ad esempio). Ad un certo punto i mercati hanno fiutato una certa distensione nei rapporti tra Occidente e Iran. Ma si sbagliavano. E mentre il petrolio riusciva a toccare il minimo da mesi, non appena si è diffusa la notizia del “nulla di fatto” negoziale, è tornato a crescere attestandosi a 90,72$ a barile. E mentre la questione nucleare iraniana tende a infiammare il prezzo del greggio, i mille malanni europei unitamente alla crescita sempre più deludente della Cina lo deprimono. Ma questo è ormai il leit motiv da inizio 2012. In merito, ecco cosa afferma un analista della Commerzbank di Francoforte:
Now that these hopes have not been fulfilled, part of the risk premium may return, which would argue against any further fall in the price of oil
Per quanto riguarda le altre commodities si registra un generalizzato aumento (oro, argento, granoturco e soia). Il frumento invece è in controtendenza perchè da qualche settimana ormai si sono addensate preoccupazioni circa il tempo troppo asciutto che potrebbe compromettere i raccolti.
Come sempre, questo articolo non costituisce un invito a investire o disinvestire nei titoli / quotazioni / valute eventualmente citati nel testo.