Roma 28 febbraio 2012
Da quando il Presidente Obama ha preso le redini dell’amministrazione americana una delle priorità dell’intelligence è stata fornire alla casa bianca prove concrete ed inconfutabili sulla natura del programma militare iraniano. Obama che non aveva appoggiato l’invasione dell’Irak basata anche sulle presunte armi di distruzione di massa possedute da Saddam e poi mai trovate dopo la guerra, all’atto del proprio insediamento Obama ha avuto i rapporti delle agenzie di intelligence e in questi rapporti, per usare un modo di dire caro agli americani, non ha trovato la “pistola fumante”, la prova regina, che metteva l’ Iran davanti alle proprie responsabilità. Così nel suo discorso inaugurale citò direttamente la Repubblica Islamica dell’ Iran e disse che era pronto al dialogo. Lo fece con l’ immagine del pugno della minaccia che diventava la mano aperta dell’accordo. Ma quell’accordo non si è mai trovato.
Obama ad oggi attende ancora la “pistola fumante” per intraprendere un’azione di forza contro l’Iran. Ma gli iraniani non sono degli sprovveduti. La cultura iraniana, gli scienziati iraniani, la guida suprema del paese, sono intellettualmente molto raffinati, non sono il Saddam Hussein di turno. L’ Iran eccelle in molteplici discipline, anche nel diritto della legge, e nella diplomazia. Sarà praticamente impossibile trovare la pistola fumante se gli iraniani non lo vorranno. Pensiamo a queste ultime settimane. L’ Iran offre continuamente occasioni di dialogo con l’ IAEA, dialogo, non progresso nei negoziati. I vertici dello stato, tutti, continuano a ripetere come un mantra che niente e nessuno fermerà il programma nucleare, che l’ Iran ha firmato il trattato di non proliferazione e che ha il diritto di eseguire ricerca in campo nucleare. Con cadenza bimensile gli ispettori dell’ IAEA giungono in Iran in un clima che appare costruttivo, a volte invitati dagli stessi iraniani, iniziano i colloqui e poi alla fatidica domanda : “ci fate entrare nei siti dove state arricchendo l’uranio? ” , la risposta è sempre la stessa. NO! Ed è un no quasi offeso, di chi si sente defraudato delle propria sovranità. Ma firmare il “trattato di non proliferazione” ( NPT ) è di fatto rinunciare a parte della propria sovranità e sottostare alle regole, che il trattato impone a chi vuole usare pacificamente l’energia nucleare. Chi firma il trattato deve esserne cosciente.
E qui emerge la prima grossa differenza con Saddam. Saddam Hussein aveva consentito agli ispettori di visitare liberamente tutto il paese, e infatti gli americani avevano immaginato fabbriche mobili, su autotreni, per produrre armi chimiche e batteriologiche. L’Iran a differenza di Saddam, non consente le ispezioni nei siti nucleari, e questa potrebbe già essere nei fatti una prova definitiva che il programma è di tipo militare e non consentito dal NPT. Ma questo a Obama non basta.
Analizziamo ora lo stock di uranio arricchito al 20% che IAEA stima sia in possesso dell’Iran. IAEA stima che l’ Iran possegga già 100 kg di uranio arricchito al 20 %. Tehran sostiene che questo uranio al 20% serva per un reattore di ricerca a scopi medici ed industriali in effetti esistente e funzionante a Tehran. La quantità di uranio arricchito sarebbe già sufficiente per garantire un lunghissimo tempo di funzionamento all’impianto, perchè allora continuare ad accumulare altro uranio arricchito al 20%. E non solo, perchè continuare ad espandere il numero di cascate di centrifughe per l’arricchimento del minerale di uranio, e perchè installare centrifughe sempre più evolute e sempre più efficienti?
Veniamo ora alla localizzazione degli impianti: perchè spendere ingenti risorse del paese per allocare queste centrifughe in località che definire protette e dire poco , come ad esempio Fordow, sito attualmete non vulnerabile dalla bombe bunker buster in possesso agli israeliani. Vengono scavate montagne che vengono rinforzate con metri e metri di calcestruzzo, vengono posizionate porte anti esplosione degne di un rifugio antiatomico e perchè le attività vengono disperse su una grande parte del territorio nazionale peggiorando la logistica e aumentando le spese?
Prendiamo in considerazione il reattore ad acqua pesante di Arak. Questo reattore nasce con lo scopo dichiarato di esportare deuterio ( l’acqua pesante ), ma nessuna attività di esportazione di questo isotopo dell’idrogeno è mai iniziata. Nonostante tutto il reattore è stato implementato e lavora alla massima capacità senza che un grammo di deuterio venga esportato. Perchè impiegare risorse senza averne un ritorno economico?
Ecco le risposte più razionali:
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Le ispezioni non vengono permesse perchè sarebbe palese, non la produzione di armi atomiche ma la violazione dell NPT
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Lo stock di uranio arricchito è già sufficiente per gli scopi di ricerca aumentare lo stock al 20% non vuol dire costruire il giorno stesso la bomba ma pone le basi per un rapido arricchimento al livello “weapons grade” fissato al 92%
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Proteggere le centrifughe in siti così profondi come Fordow significa essere preparati a sostenere un conflitto o quantomeno un bombardamento. Se si è pronti a questo significa che esiste una parte segreta del progetto nucleare che se scoperta potrebbe portare ad un attacco, ecco perchè proteggere le cascate di centrifughe
Visti questi argomenti oggettivi dobbiamo dire che il presidente Obama ha ragione. Non esiste oggi una “pistola fumante”, la smoking gun non c’è. Sotto i nostri occhi esiste invece una pistola carica che non ha ancora sparato. Se qualcuno cerca una pistola fumante, viste le grandi capacità degli iraniani e della finezza della loro cultura e della loro diplomazia, dovrà aspettare il primo test atomico dell’ Iran, che sicuramente non arriverà fino a quando la repubblica islamica non disporrà di un piccolo arsenale privato.
Un’ ultima considerazione, non bastassero le precedenti. Il reattore ad acqua pesante di Arak, senza acquirenti per il deuterio non ha ragione di esistere se non per un sottoprodotto della reazione nucleare che si chiama plutonio. Il plutonio ha un solo scopo, costruire armi nucleari di piccole dimensioni adatte alle testate dei missili balistici.
GPC
( Primo di una serie di articoli supportati da immagini satellitari )