Aleppo è rimasta al di fuori della battaglia cruenta, per ora, proprio grazie alla presenza della Turchia, Turchia che non ha mai fatto mistero che un eventuale battaglia nella città settentrionale della Siria, non sarebbe tollerata facilmente da Ankara. La Turchia ha più volte ricordato che la sua pazienza ha un limite, un limite che i nostri analisti identificano con la città di Aleppo.
Pensate cosa vorrebbe dire, in Turchia per la Turchia, vedere civili di origine turca in trappola sotto i bombardamenti e decine di migliaia di persone premere alle frontiere braccati dai combattimenti usati come arma da ambo le parti. Migliaia di persone che necessitano di ogni tipo di assistenza: un tetto dove dormire pasti caldi vestiario e assistenza medica. Tutto questo con una aggravante non di poco conto, tutto questo apparato di assistenza non può prevede una data per il ritorno alla normalità.
La Turchia, il popolo turco, più ancora del governo di Ankara, non tollererà quelle immagini di morte di connazionali, non tollererà di veder sorgere campi profughi in stile palestinese all’interno dei propri confini l’esercito che fu di Ataturk nel 1918, oggi potrebbe essere chiamato ad intervenire in una zona della Siria, la zona di Aleppo che per molti secoli è stata una provincia dell’impero ottomano e che non ha mai interrotto i contatti con la Turchia stessa. Ad Aleppo i commerci con Ankara sono floridi e in molte scuole si insegna il turco, Aleppo è la più grande e popolosa città della Siria, più grande della stessa capitale Damasco e rappresenta, oggi un’isola di stabilità e di convivenza in Siria, forse l’ultima.