La Turchia i Curdi e la Siria, un insieme di popoli e nazioni che potrebbe essere decisivo per il futuro di tutta la regione medio-orientale. Da tempo infatti la Turchia preme per un intervento multinazionale in Siria e con cadenza regolare fa trapelare la voce di essere pronta ad intervenire da sola. Alla Turchia manca comunque il “casus belli” e in questi giorni il regime di Damasco potrebbe averne fornito uno che storicamente ha già portato le due nazioni sull’orlo del confronto militare. Nel 1989 il padre dell’attuale presidente siriano, Hafez Assad, aveva concesso una certa “libertà di azione” alle milizie curde, in particolare al PKK ( il partito dei lavoratori del Kurdistan ), vedendo minacciata la propria sicurezza nazionale la Turchia mobilitò le truppe e si preparò ad invadere una fascia di territorio siriano. In quei giorni Assad padre interruppe ogni contatto con il,PKK. E limito la libertà di azione delle milizie; la crisi con Ankara rientrò.
In questi giorni di ribellione, Assad figlio, ha demandato la sicurezza della zona nord orientale della Siria alle milizie curde in cambio di armi e quella “libertà di azione” contro i nemici turchi tanto cara al PKK. I curdi sono decisivi negli equilibri siriani, tanto che, il ministro degli Esteri di Israele aveva proposto di armarli sia contro Assad che in chiave anti-turca. La stessa idea l’ha avuta Assad ed ora i curdi siriani sono suoi alleati contro la ribellione sunnita. Da qui la forte preoccupazione di Ankara nei confronti di una fazione, quella del PKK , che potrebbe diventare un esercito basato in Siria, protetto dall’imponente sistema di difesa aerea di Damasco, e pronto a rapide e violente sortite in territorio turco.
Alla luce di queste considerazioni, il gabinetto di sicurezza turco e lo stato maggiore ha preparato un piano di invasione della parte nord della Siria, gran parte delle unità necessarie sono già schierate a poche decine di chilometri dal confine turco-siriano. I pericoli di tale azione sono molteplici, alcuni di carattere esclusivamente militare altri di tipo strategico e geopolitico.
I pericoli di natura militare sono già stati esaminati in precedenti pezzi trattanti l’argomento come ad esempio questo pezzo intitolato : le mosse della Turchia in Siria
I pericoli di natura strategica e geopolitica riguardano i rapporti tra Turchia Siria Iran Hamas, Hezbollah ed i curdi stessi. Ecco che ritorna la particolarità della crisi siriana: unire contro un nemico comune coloro che fino a pochi mesi se non settimane fa erano acerrimi nemici. Parliamo delle squadre speciali inglesi e quatariote che hanno combattuto a fianco dei guerriglieri iracheni di al Quaida, e oggi osserviamo i curdi e gli iraniani, nemici in terra iraniana e alleati in Siria. Proprio questa particolare situazione potrebbe alterare i rapporti tra Ankara e Theran. Per la Turchia la questione curda ha sempre rivestito un ruolo di primo piano e il governo turco, già in passato ha alzato la voce in campo internazionale quando qualsiasi paese straniero ingeriva, anche indirettamente, sulla questione curda. Ricordiamo ad esempio le ripetute incursioni in Irak ( spesso coordinate con gli iraniani ) o il duro confronto con l’Italia ai tempi del “soggiorno” a Roma del leader del PKK Ochalan, quando la Turchia minacciò di interrompere ogni relazione economica con l’Italia e i negozi italiani ad Istanbul venivano boicottati e, nella migliore delle situazioni, oggetto di contestazioni, se non di veri e propri danneggiamenti.
Oggi la questione curda si fa largo più che mai nelle difficili relazioni turco-siriane, se non che questa volta l’alleato iraniano è dalla parte dei curdi, una specie di risposta all’aumento di influenza di Ankara sui gruppi palestinesi di Gaza, Hamas in testa, sottratti in larga parte all’influenza e al controllo dell’Iran. Così in questa caotica situazione di cambi di alleanze la televisione di stato iraniana ha sottolineato l’uccisione di 15 donne curde, che il ministro degli interni turco ha definito “attiviste del PKK”, nella provincia meridionale turca di Bitlis. Un fatto, l’uccisione di 15 donne, non certo onorevole per i Turchi, una notizia questa che la televisione di stato iraniana avrebbe dato con toni molto diversi solo alcune settimane fa.
Così nel momento di più alta tensione tra la Turchia e l’Iran mercoledì il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan sarà in visita ufficiale a Tehran, di ritorno dal vertice mondiale sul nucleare che si sarà appena concluso in Corea del Sud, per offrire ad Ahmadinejad, ma ancor di più al Grande Ayatlollah Alì Kahmenei, l’ultima possibilità per risolvere pacificamente la questione del nucleare militare iraniano, e fare presente dall’altro lato che la Turchia è pronta ad intervenire in Siria se la propria sicurezza nazionale verrà minacciata dal PKK. L’ormai ex alleato iraniano, nonostante i grandi sorrisi e la festosa accoglienza che sarà riservata ad Erdogan, sta appoggiando apertamente i curdi del PKK e quindi sta minacciando direttamente la Turchia. Questi temi saranno portati in modo diretto dal premier turco, il cui carattere schietto è noto in ambito internazionale, e a domande dirette Erdogan vorrà risposte dirette. Se non le avrà la Turchia andrà avanti per la sua strada, avanti fino forse ad arrivare ad Aleppo.