Di un attacco di Israele all’Iran si parla da ormai due anni, ogni estate con toni più alti. Uno degli argomenti di maggiore discussione è la tempistica si questo possibile attacco. A tal fine analisti e decision marker discutono sulla esatta tempistica di questa azione da parte israeliana. Nelle analisi si prendono in considerazione non solo i preparativi militari, americani ed israeliani, ( portaerei, dislocazione degli aerei cisterna, dei caccia di superiorità aerea, dei radar dispiegabili e delle batterie antimissile ) e della difesa civile ( l’Home Front Command in Israele ), ma spesso si fa riferimento anche alle dichiarazioni dei politici di vertice di Israele e degli Stati Uniti, per comprendere se non il giorno almeno i periodi nei quali uno Strike è più probabile. In queste discussioni spesso si parla dell’effetto sorpresa; questo articolo vuole mettere in luce che nel caso di un attacco israeliano sull’Iran l’effetto sorpresa, quello classico in stile Pearl Harbor, oppure per restare in medio oriente si può pensare all’attacco israeliano al reattore iracheno Osirak, non esiste e non può esistere. Non è immaginabile per Israele pensare ad un attacco che sfrutti l’effetto sorpresa assoluto. Analizziamone le motivazioni:
- Il numero di velivoli coinvolti supererebbe le cento unità.
- Le basi israeliane distano solo poche decine di chilometri dai confini dello stato di Israele e dalla costa del mare Mediterraneo
- Oltre i confini israeliani e nel mar mediterraneo incrociano costantemente unità navali in grado di evidenziare facilmente movimenti anomali delle forze aeree israeliane.
- Tali unità navali informerebbero immediatamente il loro comando centrale, il quale potrebbe avvisare nel giro di dieci-quindici minuti la controparte iraniana
- Le forze aeree dei paesi del Golfo e degli Stati Uniti nella penisola araba farebbero alzare in volo nei minuti precedenti lo Strike un numero considerevole di aerei cisterna, aerei radar AWACS, e decine di caccia per la superiorità aerea.
- L’aeroporto internazionale di Dubai verrebbe chiuso al traffico i voli in partenza cancellati, stessa cosa accadrebbe all’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv, possibile bersaglio di una rappresaglia missilistica iraniana
Questi segnali verrebbero raccolti sia dai canali ufficiali dell’Iran sia dalla sua rete di agenti operanti all’estero, in particolare nella penisola araba, ma anche nei territori palestinesi.
In base a questi semplici elementi possiamo affermare che la sorpresa assoluta in questo attacco non può essere raggiunta e questo espone i piloti di Israele ad un rischio ben maggiore rispetto ai passati raid in territorio nemico.
Il fattore sorpresa potrà essere ottenuto ancora in modo parziale vista la relativa imprevedibilità delle modalità dello Strike e della non verificata capacità delle forze della difesa aerea di Tehran di reagire in modo coordinato e su scala nazionale alla minaccia.
Solo un attacco delle forze americane al contrario potrebbe essere sostenuto anche dal fattore sorpresa, essendo le basi di partenza dello Strike americano non tutte controllabili dall’Iran e dai suoi alleati, oltre alla possibilità degli americani di lanciare centinaia di missili tomahawk dai sottomarini classe Ohio modificati per questo scopo, vero sistema da Firts Strike nello scacchiere iraniano.