Esiste una vera e propria escalation, o forse la potremmo definire un conflitto a bassa intensità, quella che è in atto tra lo Stato di Israele e la milizia sciita dell’Hezbollah. Una escalation che ha avuto inizio con il coinvolgimento della milizia libanese nella guerra di Siria. Grazie all’intervento dell’Hezbollah il regime di Al Assad è riuscito a contenere, e a disperdere in molte occasioni, le truppe dei ribelli, che ormai minacciavano anche la capitale della Siria. Ma i libanesi hanno cercato di ottenere, oltre all’obiettivo strategico rappresentato dalla sopravvivenza del regime siriano, anche un guadagno diretto dal loro intervento in Siria, un guadagno atto a compensare le centinaia di morti che l’Hezbollah ha subito nei combattimenti urbani con i ribelli. Questo guadagno diretto è rappresentato sia dalle armi anti aeree moderne nella disponibilità del governo siriano, sia dai missili balistici ad alta precisione di Al Assad, così come dai missili da crociera supersonici Yakhont impiegabili sia contro unità navali, che bersagli terrestri nel raggio di quasi 300 km, missili che i libanesi hanno tentato più volte di trasportare dalla Siria al Libano. Ad ogni tentativo libanese, del quale lo stato di Israele ha avuto notizia, é corrisposto un raid delle forze armate di Israele atto ad impedire che tali trasferimenti fossero completati con successo. E già da questa fase in effetti potremmo iniziare a parlare di conflitto a bassa intensità. Un’accelerazione di questo confronto silenzioso tra Hezbollah e Israele si è avuto qualche settimana fa. È possibile che una o due spedizioni di armi avanzate siriane abbiano avuto successo, nonostante gli sforzi di Israele. Per una curiosa coincidenza circa dieci giorni fa a Beirut è stato assassinato un comandante dell’Hezbollah, si chiamava Hassan al-Laqqis. Ma non immaginate Hassan al-Laqqis con il kalashnikov che sprona le truppe in prima linea. Al-Laqquis sembra si occupasse da molti anni di approvvigionamenti, non approvvigionamenti di basso livello, bensì egli avrebbe avuto il compito di procurare alla milizia libanese apparati tecnologici di alto livello. Vista la sua storia e i riferiti frequenti viaggi in Siria al-Laqquis potrebbe aver organizzato con successo la spedizione di armi siriane in Libano. Sta di fatto che dopo la sua morte la situazione al confine tra Libano ed Israele si è fatta complicata. Pochi giorni fa una pattuglia israeliana ha subito un attentato dinamitardo mentre pattugliava la zona di confine con il Libano. La bomba sarebbe stata fatta esplodere con un comando a distanza e sarebbe stata piazzata mediante una azione di commando in territorio israeliano, una azione di professionisti. Ieri infine la morte di un sergente maggiore dell’esercito israeliano ucciso, per quanto riferiscono le fonti libanesi, da un soldato che ha agito in autonomia e che ora sarebbe sotto inchiesta delle autorità militari. Israele questa volta non ha reagito, ma la morte di un militare cambia radicalmente sia lo stato d’animo sia le procedure operative di tutte le forze sul confine tra Libano ed Israele, confine di quel conflitto a bassa intensità che da un anno vede contrapposti i miliziani di Hezbollah e Israele.