La disgregazione della Siria come stato unitario è sempre più prossima, le forze armate di Damasco seppur supportate e rafforzate da unità giunte dall’estero non sono più in grado di garantire l’integrità territoriale del paese guidato da Al Assad per come lo conosciamo oggi. Nel tentativo di concentrare le proprie forze nella regione di Damasco e nella parte centrale del paese Al Assad e i suoi strateghi hanno già ceduto la sovranità di quarto provincie nord orientali nelle mani dei separatisti curdi i quali stanno organizzando in una maniera impressionantemente rapida un vero e proprio stato curdo in accordo e in totale sinergia con il Kurdistan iracheno. Parallelamente ormai tutto è pronto nella regione costiera dove gli Alawiti sono maggioranza per la nascita di un nuovo stato con alla giuda il clan Assad. Uno stato dove la rivolta non potrebbe mai attecchire e che consentirà comunque all’attuale regime siriano di controllare i porti dell’attuale Siria, com la benedizione della Federazione Russa e del suo Presidente Putin. Una cosa frena ancora Al Assad dal ritirarsi da Damasco. Sembra infatti che l’alleato iraniano veda in modo estremamente negativo la rinuncia al controllo di Damasco e della parte centrale del paese dove sono presenti importanti installazioni militari, basi fondamentali in chiave anti israeliana. Alla luce della necessità di Al Assad di ripiegare sulla costa e dell’opposizione di Tehran a che questo fatto avvenga, va letta secondo i nostri analisti la visita a Damasco dal capo del consiglio nazionale di sicurezza iraniano Jalili. Secondo la nostra sezione mediorientale Jalili avrebbe cercato di convincere Al Assad a non ritirarsi offrendo il massimo appoggio possibile in termini economici, politici e militari. Aiuto che Al Assad non è certo accetti preferendo probabilmente l’appoggio ben più importante e meno fugace di quello che potrebbe offrire la repubblica islamica, la quale nel medio periodo potrebbe subire le conseguenze di un confronto militare con gli americani e gli stati sunniti del Golfo.
Una condizione però potrebbe essere indispensabile alla riuscita del piano di Al Assad per la costituzione di uno stato costiero Alawita, e cioè la concessione di un corridoio terreste che permetta al futuro stato che nascerà nell’entroterra siriano di avere accesso al mare e permettere quindi a questa entità uno sviluppo dei commerci e dell’industria. Ma qui si lascerà il campo ai diplomatici e agli accordi ad alto livello.