Parliamo di escalation e non di Strike perché allo Strike americano Mosca non dovrebbe reagire in maniera clamorosa. Andiamo comunque con ordine e iniziamo considerando la risposta russa allo Strike missilistico di queste ore. Mosca non dovrebbe reagire militarmente e direttamente contro le forze americane, ma sicuramente Mosca continuerà e probabilmente incrementerà il supporto tecnologico militare ad Al Assad, cercherà di informare il Rais siriano dell’inizio dell’attacco e cercherà di preservare l’alleato in vita.
La Russia avrà il tempo di informare Al Assad dell’attacco in corso. I satelliti militari russi e la task force navale di Mosca nel mediterraneo osserverà praticamente in diretta il lancio dei Tomahawk che dal momento del lancio impiegheranno almeno 20/25 minuti per giungere sui bersagli in Siria.
Se l’attacco non metterà in pericolo il regime siriano, secondo i nostri analisti, Mosca non interverrà. Diverso lo scenario se lo Strike causasse un collasso del regime siriano oppure se gli Stati Uniti iniziassero una escalation del confronto militare.
In questo scenario si aprono due possibilità. La prima comprende l’Egitto. Mosca potrebbe cercare in tempi rapidi un accordo con la giunta militare egiziana e cercare di garantirsi una base navale alternativa a Tartus nel mediterraneo. Se ciò avvenisse la Russia non cercherebbe a tutti i costi di sorreggere il regime Alawita. Se invece l’opzione egiziana fallisse Mosca potrebbe dispiegare forze di terra nella regione costiera Alawita regione etnicamente storicamente e culturalmente favorevole ad Al Assad. Le forze del regime potrebbero ritirarsi in quell’area e dichiararla stato indipendente riconosciuto ed alleato della Federazione Russa con la quale potrebbe essere stipulato un trattato di mutuo soccorso, sullo stile del Trattato di Washington che diede vita alla NATO.
La Russia potrebbe far rapidamente sbarcare a Tartus e a Latakia alcune 1700 uomini così come potrebbe muovere rapidamente la 106ª Divisione Guardie Aviotrasportata di stanza a Tula, forte di 5000 uomini. Un apporto militare che blinderebbe la regione costiera di Latakia ed impedirebbe qualsiasi altra operazione americana nella “Siria degli Alawiti”, pena un confronto diretto tra Stati Uniti e Federazione Russa. Decisivo sarà il vertice del G20 di San Pietroburgo dove Putin e Obama si incontreranno. Dopo quella data si deciderà il destino Siria.
Per il momento tutte le unità russe hanno lasciato Tartus e nel piccolo porto siriano non sarebbero più presenti militari russi.
La possibile reazione russa alla escalation Usa in Siria
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Official U.S. Navy Imagery