La possibile reazione russa alla escalation Usa in Siria
Da mesi, non solamente negli ultimi giorni, il nostro gruppo di analisti si sta chiedendo quale sarà la reazione di Mosca all’escalation in Siria.
Parliamo di escalation e non di Strike perché allo Strike americano Mosca non dovrebbe reagire in maniera clamorosa. Andiamo comunque con ordine e iniziamo considerando la risposta russa allo Strike missilistico di queste ore. Mosca non dovrebbe reagire militarmente e direttamente contro le forze americane, ma sicuramente Mosca continuerà e probabilmente incrementerà il supporto tecnologico militare ad Al Assad, cercherà di informare il Rais siriano dell’inizio dell’attacco e cercherà di preservare l’alleato in vita.
La Russia avrà il tempo di informare Al Assad dell’attacco in corso. I satelliti militari russi e la task force navale di Mosca nel mediterraneo osserverà praticamente in diretta il lancio dei Tomahawk che dal momento del lancio impiegheranno almeno 20/25 minuti per giungere sui bersagli in Siria.
Se l’attacco non metterà in pericolo il regime siriano, secondo i nostri analisti, Mosca non interverrà. Diverso lo scenario se lo Strike causasse un collasso del regime siriano oppure se gli Stati Uniti iniziassero una escalation del confronto militare.
In questo scenario si aprono due possibilità. La prima comprende l’Egitto. Mosca potrebbe cercare in tempi rapidi un accordo con la giunta militare egiziana e cercare di garantirsi una base navale alternativa a Tartus nel mediterraneo. Se ciò avvenisse la Russia non cercherebbe a tutti i costi di sorreggere il regime Alawita. Se invece l’opzione egiziana fallisse Mosca potrebbe dispiegare forze di terra nella regione costiera Alawita regione etnicamente storicamente e culturalmente favorevole ad Al Assad. Le forze del regime potrebbero ritirarsi in quell’area e dichiararla stato indipendente riconosciuto ed alleato della Federazione Russa con la quale potrebbe essere stipulato un trattato di mutuo soccorso, sullo stile del Trattato di Washington che diede vita alla NATO.
La Russia potrebbe far rapidamente sbarcare a Tartus e a Latakia alcune 1700 uomini così come potrebbe muovere rapidamente la 106ª Divisione Guardie Aviotrasportata di stanza a Tula, forte di 5000 uomini. Un apporto militare che blinderebbe la regione costiera di Latakia ed impedirebbe qualsiasi altra operazione americana nella “Siria degli Alawiti”, pena un confronto diretto tra Stati Uniti e Federazione Russa. Decisivo sarà il vertice del G20 di San Pietroburgo dove Putin e Obama si incontreranno. Dopo quella data si deciderà il destino Siria.
Per il momento tutte le unità russe hanno lasciato Tartus e nel piccolo porto siriano non sarebbero più presenti militari russi.
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L’avversario non va mai né sottovalutato né sopravvalutato. Non si dovrebbero mai svelare prima, le mosse che si faranno e nemmeno come si farà. L’effetto sorpresa ed il segreto, sono i migliori. I russi staranno buoni se non si commettono errori.
cioè l’obiettivo dei russi sarebbe creare una nuova transdnestria sulle coste del mediterraneo?
stretta fra la nuova siria, turchia, libano, israele e cipro?
ammetto che capire queste cose non è il mio mestiere, ma mi sembra una str…
Risp: non l’obiettivo ma un modo di limitare i danni
ok, limitare i danni, allora mi correggo:
conservare quell’approdo varrebbe schierare migliaia di soldati in uno stato fantoccio, esposti ad eventi come quelli che abbiamo visto contro gli americani in afghanistan e iraq, o magari come quello di beirut del 1983?
secondo voi per i russi la prospettiva di rischiare un nuovo afghanistan, per una tartus comunque sotto assedio, sarebbe limitare i danni?
E perdere la possibilità di mantenere permanentemente una flotta in mediterraneo sarebbe accettabile, dopo tutti gli sforzi per portare il gas in Europa via metanodotti marini, con il più grande giacimento di gas (il Leviathan) che forse vedrà Gazprom come rivenditore per le esportazioni. Sono punti di vista.
decisamente no, appunto mi aspetterei che “la mettessero giù dura” per tenere in piedi assad in un paese sotto il suo controllo, non solo promettendo qualche missile, ma imponendosi politicamente e minacciando di mandare proprie truppe, o magari anche mandandole, oppure che mollino tutto e se ne vadano in cerca di altri lidi più tranquilli, anche più a ovest dell’egitto
la via di mezzo l’hanno già provata in kosovo, spostando le truppe dalla bosnia dopo i bombardamenti nato, e non credo abbiano guadagnato tanto da volerla ripercorrere
Attualmente si sta combattendo in Siria?
se intendi raid alleati, no ancora no
Nella mia domanda chiedevo circa l’attuale svolgimento di battaglie terrestri fra la coalizione dei “ribelli” e forze governative/hezbollah.
Mi interesserebbe (ma non ne sono in grado) scrutare come si stanno preparando allo strike gli attuali combattenti.
Risp: Giuliano is sta combattendo ma a bassa intensità. I ribelli attendono i raid per colpire le forze lealiste, i governativi stanno cercando di disperdere i proteggere le forze probabilmente oggetto dello Strike.