La Corea del Sud si sta preparando per vari scenari che potrebbero scaturire dal programmato lancio del missile balistico intercontinentale che la Corea del Nord ha programmato per un periodo compreso tra il 12 ed il 16 aprile 2012.
Il ministro della difesa di Seoul, nonchè ex capo di stato maggiore delle forze armate, ha istituito un team operativo incaricato di sorvegliare i preparativi e il lancio del vettore della Corea del Nord. Il ministro ha inoltre ordinato un innalzamento dello stato di allerta delle forze armate, in coordinamento con le forze americane presenti nella regione.
Il nuovo ministro della difesa Sud Coreano, nominato nei giorni successivi al bombardamento dell’isola sud coreana di Yeonpyaeong, ha adottato nuovi protocolli in caso di scontri militari con il Nord.
Non solo l’aviazione sarà interessata in questo particolare innalzamento dello stato di allerta, anche le truppe di terra corazzate e non verranno riposizionate e la difesa civile sta verificando le procedure di emergenza nelle grandi città come la capitale Seoul.
La Corea del Nord continua a giocare l’unica vera arma “diplomatica” di cui dispone, al fine di ottenere i necessari aiuti alimentari ed energetici: agitare lo spettro di una guerra senza esclusione di colpi con il Sud. Questa minaccia preoccupa da sempre la dirigenza politica e militare della Corea del Sud, non solo per la dotazione di 5 – 7 bombe atomiche tattiche in possesso di Pyongyang, ma soprattutto per le migliaia di missili guidati e non puntati perennemente su Seoul. Questa devastante potenza missilistica, praticamente impossibile da contrastare in modo efficace con gli attuali sistemi antimissile, rappresenta la più grave minaccia per i sud coreani. Seoul la capitale si trova a poche decine di chilometri dal confine con il nord, e rappresenta per la Corea del Sud il centro principale della finanza, della scienza, del commercio e della politica; se la Corea del Nord scatenasse il proprio arsenale missilistico convenzionale contro Seoul la città ne uscirebbe in macerie e le vittime si potrebbero contare nell’ordine delle decine di migliaia.
Per questi motivi anche il Sud quindi agisce sempre in maniera misurata e mantiene in ogni caso canali di comunicazione con la leadership del Nord.