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La Conferenza di Monaco

Nel 1938 venti di guerra soffiavano in Europa, la Germania proseguiva in modo deciso, ma discreto, la propria corsa agli armamenti, e il mondo non vedeva; anzi, vedeva qualcosa che gli sembrava fantastico. Erano le Olimpiadi del 1938 a Berlino, ordine e organizzazione regnavano sovrani, gente allegra per le strade, libertà per la stampa estera. Molti giornalisti, atleti e spettatori, una volta tornati in patria raccontarono di quel paese fantastico, ordinato e libero. Pochi mesi dopo Hitler, dopo aver annesso tra la gioia della popolazione l’Austria, reclamava a gran voce l’annessione di una parte della Cecoslovacchia, la regione dei Sudeti abitata da una maggioranza di lingua tedesca, disse al mondo che era pronto alla guerra, che non si sarebbe fermato, che era deciso. In Europa, serpeggiò il panico, in Gran Bretagna il Primo Lord dell’Ammiragliato iniziò i preparativi di mobilitazione della flotta e conferì con il Sovrano, ma il primo ministro Neville Chamberlain pensò di risolvere la questione per via diplomatica. Così a Monaco di Baviera fu indetta una conferenza di “pace” tra le potenze Europee. Molti erano i convenuti, ma i due protagonisti erano Hitler e Chamberlain. Dopo settimane di preparazione diplomatica nei giorni di colloqui diretti i due trovarono un accordo, a spese delle Cecoslovacchia. L’accordo prevedeva la cessione delle terre dei Sudeti alla Germania, e con essa della portentosa industria pesante di quell’aera, il rispetto dell’integrità territoriale della restante Cecoslovacchia e la formale promessa di Hitler per un pacifico seguito delle relazioni internazionali.

Neville Chamberlain tornò in patria da trionfatore salutato dalla folla come il salvatore della pace.

Chamberlein mostra il documento della conferenza di Monaco con la firma di Hitler

Così la Cecoslovacchia su sacrificata nell’illusione di aver preservato la pace mondiale e la serenità del Regno Unito. Pochi mesi dopo nel Marzo 1939 le forze armate germaniche presero possesso della restante parte della Cecoslovacchia senza che le altre potenze Europee movessero un dito. Questi fatti rafforzarono in Hitler il convincimento che la vecchia Europa era debole senza più la voglia di combattere, e consegnarono nelle mani dei tedeschi le industrie di alta tecnologia e siderurgiche della Cecoslovacchia, fondamentali un domani per lo sforzo bellico tedesco. Non pago di ciò nel  settembre 1939 Hitler invase la Polonia, dando il via anche in Europa a quella guerra mondiale che in realtà era già iniziata alcuni anni prima in Manciuria.

Oggi, in un clima di tensione crescente e di nuove nazioni che cercano di prepararsi ad uno scontro fisico ed ideologico con l’occidente a Monaco si tiene un’altra conferenza internazionale il cui tema oggi come ieri è la sicurezza. I grandi dittatori non ci sono più,  le democrazie si confrontano tra loro e con i regimi che ancora governano molti paesi del mondo, la percezione nell’opinione pubblica di una guerra imminente non è così chiara come nel 1938, ma i potenti del mondo sentono molto forte questa pressione. Oggi come allora, a Monaco si parla, più discretamente, di equilibri geopolitici, di zone di influenza, di possibili guerre. L’America ha mandato sia il segretario della difesa, sia il segretario di stato, l’Italia ha mandato il presidente del consiglio ( più che altro però per parlare di economia ), la Russia la Turchia e il Qatar il ministro degli  esteri, l’Ucraina il Presidente, e così via. Cosa si deciderà a Monaco, se qualcosa mai verrà deciso? Sicuramente l’incontro più interessante potrebbe essere quello informale tra il Segretario di Stato Clinton e dell’omologo russo, a latere dell’incontro ufficiale di sabato mattina, dove America e Russia potrebbero cercare ancora una comune bozza per una risoluzione al Consiglio di Sicurezza sul tema siriano.

Monaco oggi non sarà risolutiva come nel 1938 ma può apparire come un memento che la storia propone ai grandi della terra.