Il parlamento ucraino ha approvato in prima lettura una legge che mira a rendere impossibile il transito di qualsiasi merce russa sul territorio controllato da Kiev.
La legge, non comprende solo i beni che transitano su ruote o su ferrovia ma anche lo stesso gas naturale che dalla Russia, ancora in gran parte, attraversa l’Ucraina per giungere in Europa.
La legge deve superare ancora il voto parlamentare e poi passare alla firma del presidente prima di diventare esecutiva, tuttavia il governo ucraino con questa iniziativa non ha solo mandato un messaggio molto forte alla Federazione Russa, ma ha anche ricordato, in maniera non proprio pulita, all’Europa che Kiev potrebbe decidere in qualsiasi momento di interrompere il flusso di gas fatto che durante l’invero causerebbe una gravissima crisi energetica, in grado di mettere in discussione la prosperità economica dell’Europa centrale, orientale e dall’Italia.
È vero che per quanto riguarda il nostro paese l’assenza delle forniture russe potrebbe essere gestita in maniera accettabile, tuttavia con l’instabilità presente in Libia e l’aumento di richiesta di gas alla Norvegia (altro nostro fornitore) da parte della Germania la stabilità del sistema energetico nazionale non è garantibile.
Già in passato Kiev aveva utilizzato come arma di pressione nei confronti dell’Europa la possibilità di interrompere il flusso di gas dalla Russia. Per questo motivo erano stati ideati i gasdotti South Stream e North Stream. North Stream è già operativo e garantisce alla Germania un flusso di gas dalla Russia senza transitare sul territorio ucraino.
South Stream sarebbe invece il gasdotto di riferimento per l’Italia, l’Austria e ancora la Germania. South Stream però non è operativo e all’interno dell’Unione Europea e fazioni anti russe cercano ciclicamente di bloccarne la costruzione.
L’atteggiamento di Kiev mette in luce una volta di più la fragilità della politica estera ed energetica dell’Europa. Un’Europa dove le nazioni corrono per avere il massimo beneficio personale, anche a scapito degli altri membri dell’unione.
Un’Europa divisa in fazioni mutevoli nella composizione e negli obiettivi, un’Europa che fino a quando non troverà un sistema di governo che mette in primo piano l’Europa intera e non gli interessi nazionali sarà condannata a un ruolo marginale nella politica mondiale.
Non é importante chi sarà l’avversario da fronteggiare volta per volta, non importa se sarà la Russia la Cina o gli Stati Uniti, l’Europa divisa al suo interno espone il fianco alle tattiche dell’avversario di turno che favorendo in maniera diretta e personale alcuni singoli Stati paralizza le capacità decisionali e diplomatiche di quello che potrebbe essere la prima potenza mondiale.
Ora invece l’Europa si dimostra un gigante con i piedi di argilla pronto a cadere alla prima difficoltà, incapace di reagire dinnanzi alle pretese della Russia e alle minacce di Kiev.