Oggi si apre a Istanbul il più importante vertice nella storia del programma nucleare dell’Iran. Oggi ad Istanbul si parlerà di pace e di cooperazione con sullo sfondo il timore di una guerra regionale di grandi proporzioni.
Le speranze della pace sono tutte riposte nelle capacità dei diplomatici di ambo le parti di trovare una soluzione condivisa che permetta ad ognuno di salvare oltre che le apparenze anche l’onore in patria. Questo discorso è valido sia per gli Iraniani il cui regime rischia ciclicamente rivolte interne sia per gli americani che a novembre vivranno una delle più combattute partite elettorali della storia americana. Per fare questo nessuna delle due parti dovrà tornare a casa senza aver conquistato qualche punto che la propria opinione pubblica ritiene irrinunciabile. Per gli Stati Uniti la certezza che nessuna arma atomica minacci mai la sicurezza americana, per gli iraniani la possibilità di far crescere l’industria nucleare. Industria nucleare che è cresciuta esponenzialmente e che ha piazzato i suoi siti chiave in località estremamente fortificate, in alcuni caso sotto decine di metri di roccia e cemento nel ventre di alcune montagne. Un atteggiamento sospetto per buona parte della comunità internazionale, che chiede a Tehran prove della sua buona fede. Buona fede che per l’Iran passa più di ogni altra cosa attraverso una Fatwa del Grande Ayatollah Alì Khamenei che identifica le armi atomiche come fonte di peccato. Vista l’autorità di Khamenei per molti la Fatwa dovrebbe bastare, ma chi non si fida di Tehran vuole elementi più “materiali” e quantificabili con ispezioni dirette.
Difficile dire cosa chiederanno gli occidentali e cosa saranno disposti a concedere gli iraniani.
Altro aspetto non secondario è la presenza di numerosi “falchi” da ambo le parti, politici, militari e qualche volta diplomatici che per varie ragioni vogliono lo scontro anche se la propria parte ha poche possibilità di vincere, essi sono forse uno degli scogli maggiori del negoziato, una dichiarazione al momento opportuno, un piccolo incidente tra unità minori delle due flotte dispiegate nel Golfo Persico, e tutti gli sforzi di settimane possono essere stati completamente inutili.
In più dobbiamo tenere presente la posizione di alcuni paesi che non saranno presenti al vertice ma che sono direttamente interessati dagli eventuali sviluppi: parliamo delle monarchie del Golfo e di Israele. Tutti questi paesi avranno conseguenze dirette dall’esito di questo vertice e il loro comportamento relativo agli obiettivi che verranno raggiunti ad Istanbul influenzerà il tipo di richieste e la tempistica con la quale verrà chiesto all’Iran di adempiere.
Sulle richieste che la comunità internazionale e gli americani avrebbero sottoposto agli iraniani si è speculato moltissimo in questi giorni, secondo il nostro gruppo le concessioni che l’America potrebbe fare sono molteplici ma solo se ricambiate, immediatamente e integralmente dalla Repubblica Islamica Iraniana. Le concessioni potrebbero essere le seguenti :
- Possibilità di mantenere un certo numero di centrifughe, anche ad alta efficienza purchè in siti non fortificati
- Possibilità di mantenere un significativo stock di uranio arricchito al 3.5%
- Possibilità di mantenere un piccolo quantitativo di uranio arricchito al 20% per i reattori di ricerca
Le richieste immediate, in cambio delle concessioni sullo sviluppo di una industria nucleare potrebbero essere le seguenti
- Accesso illimitato agli ispettori IAEA
- Chiusura del sito nucleare di Fordow e successivo smantellamento dello stesso
- Trasferimento all’estero ( Russia o Brasile ) del minerale arricchito al 20% eccedente il quantitativo concesso
La tempistica dell’accordo e della sua messa in pratica sarà fortemente condizionato dagli ultimi avvenimenti che hanno coinvolto gli Stati Uniti d’America e la Corea del Nord. Questi due paesi avevano appena raggiunto un accordo per aiutare la popolazione nord coreana affamata da anni di carenze alimentari. Nonostante gli accordi intercorsi la Corea del Nord ha lanciato un vettore missilistico e sta programmando un test atomico. L’amministrazione Obama già bersagliata in queste ore per la sua politica accomodante nei confronti della Corea del Nord non può permettersi di incorrere in una situazione simile nella questione iraniana. Se ciò accadesse l’autorevolezza del Presidente sarebbe messa definitivamente in discussione sia in patria che all’estero e il partito Repubblicano non si lascerebbe scappare una così ghiotta occasione ora che ha individuato il proprio candidato per la corsa presidenziale.
Ad Istanbul non si sta svolgendo una riunione accademica, è in gioco la pace della regione mediorientale, sono in gioco gli equilibri mondiali dei prossimi venti anni e ormai il tempo a disposizione per trattare è veramente poco, speriamo che chi da oggi partecipa al vertice abbia la volontà e la possibilità di raggiungere un accordo, in caso contrario una parola terribile potrebbe risuonare sul Bosforo: Guerra.