A Gaza stiamo assistendo ad una operazione israeliana complessa, non ad una semplice incursione di qualche giorno nella Striscia. Le truppe di Israele avanzano quotidianamente da Nord e da est superando ad una ad una le postazioni difensive di Hamas. Ciò avviene con un costo molto alto in termini di vite umane, sia tra i palestinesi che tra i militari israeliani.
L’obiettivo dichiarato dell’operazione di terra israeliana (su questa infatti volgiamo focalizzarci) era quello di entrare nella Striscia per eliminare due minacce presenti concrete e reali alla sicurezza di Israele: le infrastrutture utilizzate per lanciare razzi e le decine di tunnel che da Gaza sono stati scavati sotto il confine e che forniscono ad Hamas la capacità di infiltrare commando armati nei pressi dei Kibbutz e dei villaggi prossimi a Gaza per tentare rapimenti di cittadini israeliani o compiere azioni terroristiche.
Questa fase della guerra dovrebbe essere prossima all’esaurimento, numerosi siti missilistici sono stati distrutti e i tunnel che portano da Gaza in Israele dovrebbero essere stati neutralizzati nella gran parte dei casi.
Dagli uffici del governo di Israele si parla però ancora di espansione delle operazioni, e questa formula lascia aperti numerosi scenari.
Va considerato che i palestinesi di Gaza hanno posizionato i lanciatori a più lungo raggio ben lontano dalla periferia della Striscia e questi sistemi continuano a lanciare razzi sulle aree urbani del centro di Israele inclusa la città di Tel Aviv. L’espansione delle operazioni potrebbe quindi essere riconducibile alla volontà del governo Netanyahu di eliminare questo tipo di minaccia.
Dobbiamo però considerare che il vero obiettivo di Israele potrebbe essere un’altro, anzi altri due.
L’obiettivo principale potrebbe essere quello di eliminare dalla Striscia la struttura di comando di Hamas e facilitare così l’integrazione di Gaza nell’autorità palestinese. Per fare questo andrebbe quindi considerata la riconquista integrale di Gaza City e l’irruzione delle forze israeliane nei contro di comando e controllo di Hamas.
L’alternativa che Israele potrebbe porre ad Hamas potrebbe essere quella della completa smilitarizzazione di Gaza e la rinuncia di Hamas alla costruzione ed “importazione” di razzi. Questa alternativa è facilitata dalla nuova situazione egiziana e dall’offensiva lanciata dai militari del Cairo nel Sinai contro la rete islamista e di tribù beduine che operano nella penisola. Dal Sinai giungono storicamente i rifornimenti di armi ad Hamas, oggi con il governo egiziano impegnato nella lotta contro gli islamisti del Sinai sarà molto più difficile per Hamas ottenere il rimpiazzo dei razzi utilizzati fino ad ora contro Israele, oppure distrutti dalle operazioni militari di Gerusalemme nella Striscia.
Non riusciamo ancora a valutare il reale obiettivo di Israele in questa guerra con Hamas, tuttavia se verrà realmente presa in considerazione una occupazione integrale di Gaza i 40000 uomini ora a disposizione del comando meridionale di Israele non saranno sufficienti e, almeno in teoria, dovremmo assistere ad un ampliamento delle forze della riserva richiamate in servizio attivo, cosa per ora non avvenuta e nemmeno paventata.