Il prezzo del petrolio e le riserve strategiche
Oggi il prezzo del petrolio sul mercato asiatico è quotato circa 107$ a barile, ricordiamo che venerdì i contratti per Aprile si erano attestati intorno ai 107,06$ a barile, sulla piazza di New York. I segnali sono molteplici: dalle tensioni geopolitiche, principalmente in Iran, ai timidi segnali di ripresa e rafforzamento dell’economia americana. Per completezza, riportiamo la quotazione del petrolio Brent per i contratti di Maggio, attestatasi a 125,92$ al barile.
Chiaramente l’aumento del prezzo del barile di greggio pone più di una preoccupazione sulla ripresa futura prossima, tanto in Europa quanto in America sebbene per motivazioni leggermente diverse. In Europa la stretta fiscale e i colossali piani di austerity hanno formalmente impoverito i cittadini: un aumento del prezzo della benzina non farà altro che peggiorare tale situazione, agendo soprattutto sull’inflazione. Negli Stati Uniti lo scenario è diverso, da qualche mese ormai sembrava consolidarsi un leggero trend di crescita. Un aumento del prezzo della benzina (attualmente siamo intorno a 1$ al litro, pari a circa 31 centesimi in più, mese su mese), significa una maggiore spesa per trasporti e di conseguenza una minore spesa in altri settori. A differenza dell’Europa, non va dimenticato infatti che negli Stati Uniti si sta cercando di rilanciare l’intera economia sostenendo grandemente gli acquisti da parte delle famiglie. Protezione del potere di acquisto che chiaramente verrebbe messo a repentaglio da un ulteriore aumento del prezzo della benzina.
Voci di corridoio, che per il momento non ci sentiamo nè di confermare nè di smentire, parlano di un possibile rilascio nella rete di una parte delle riserve strategiche americane e inglesi. Le fonti ufficiali hanno smentito tale evenienza, tuttavia non è nemmeno da escludere in via definitiva soprattutto alla luce di eventuali nuovi rincari. Noi di GPC riteniamo comunque che liberare questo tipo di risorse possa avere effetti soltanto marginali sul prezzo di mercato, invece potrebbe essere un segnale forte (sebbene lanciato attraverso canali non ufficiali) all’indirizzo di aree geopolitiche come l’Iran.
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