Il possibile scopo delle sanzioni americane all’ Iran
Gli Stati Uniti hanno instaurato nei confronti del regime iraniano una serie di sanzioni unilaterali che sono andate oltre le sanzioni stabilite negli ultimi cinque anni dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Le sanzioni degli Stati uniti sono state pensate e programmate nello scorso anno, e sono pensate per entrare in vigore automaticamente a step successivi a distanza di tre mesi uno dall’altro. Il presidente Obama le ha annunciate il 31 dicembre scorso e ne ha confermato l’entrata in vigore il 31 marzo appena trascorso; le sanzioni saranno quindi pienamente operative dal 31 giugno 2012. Tra le sanzioni decise le più incisive sono quelle riguardanti il commercio del petrolio estratto in Iran e il blocco dei pagamenti internazionali da e per l’ Iran attraverso il sistema interbancario SWIFT.
Le sanzioni in oggetto stanno causando forti perturbazioni dell’economia iraniana, come ad esempio un aumento dell’inflazione, una forte svalutazione della moneta locale, e difficoltà negli interscambi commerciali anche di natura alimentare. Tuttavia il regime e i suoi maggiori partner commerciali hanno trovato sistemi per aggirare le sanzioni americane ed europee. Ad esempio vengono effettuati pagamenti in oro oppure avvengono dei veri e propri baratti tra il petrolio e i beni di prima necessita, come il riso, che l’ Iran deve importare in grandi quantità dall’estero. Così le sanzioni hanno reso un pò più difficile le vita del popolo iraniano e hanno fatto prosperare la borsa nera, ma non hanno ottenuto nessun risultato nel loro obiettivo principale: danneggiare il programma nucleare iraniano.
Nonostante le sanzioni il programma nucleare procede spedito, i siti per l’arricchimento sotterraneo sono ormai operativi e lo stock di uranio arricchito al 20% è sempre maggiore. La quantità assoluta delle centrifughe a disposizione degli scienziati nucleari iraniani, rispetto a due anni fa, è leggermente inferiore in valore assoluto, ma sono aumentate le centrifughe di nuova generazione così come le cascate attive; il risultato netto è un miglioramento della capacità di arricchimento nelle mani dell’Iran.
Questi dati si scontrano con le dichiarazioni pubbliche del Grande Ayatlollah Alì Khamenei, il quale ha dichiarato le armi atomiche contrarie alla religione islamica e un grave peccato possedere tali armamenti, in accordo con un sua Fatwa ( cioè una condanna religiosa ) che dichiara il possesso di tali armi un peccato mortale. Perchè allora costruire gli impianti nucleari in bunker a prova di bomba e perchè aumentare molto oltre le proprie necessità di ricerca la quantità di uranio arricchito al 20%?
Le sanzioni comunque sul programma nucleare di Tehran non hanno alcun effetto e probabilmente non lo avranno. Perchè allora proseguire sulla strada delle sanzioni? Forse le sanzioni vanno viste non in antitesi allo Strike contro i siti atomici ma complementari allo stesso. Molti rapporti di intelligence riferiscono che un eventuale attacco contro i siti atomici iraniani non impedirebbe a Tehran di dotarsi dell’arma atomica ma ritarderebbe il raggiungimento delle capacità nucleari belliche per un tempo compreso tra i 6 e i 24 mesi. Non si è però considerato un aspetto. L’esistenza di forti sanzioni economiche come influirebbe non sullo stato attuale, ma sulla ricostruzione di un programma nucleare?
Probabilmente sotto l’effetto delle attuali sanzioni la Repubblica Islamica dell’Iran, per ricostruire il proprio programma nucleare impiegherebbe un tempo stimabile tra i 18 e i 36 mesi. Se invece il regime volesse essere più rapido nella ricostruzione delle centrifughe e degli impianti di ricerca dovrebbe trasferire fondi oggi necessari al benessere della popolazione aumentando lo scontento ed il disagio sociale, proprio alla vigilia delle elezioni presidenziali che dovranno eleggere il sostituto di Ahmadinejad.
Così le sanzioni nate, per impedire alla repubblica islamica di raggiungere capacità bellica in campo atomico, saranno molto probabilmente estremamente efficaci, ma solo dopo lo strike alleato.