Espansionismo, una parola mai passata di moda nella geopolitica mondiale, tutte le potenze emergenti o le nazioni in forte crescita cercano inesorabilmente di aumentare le proprie sfere di influenza, guadagnare nuovi mercati dove espandere la propria economia, interporre tra se e i nemici più problematici stati “cuscinetto”.
Ogni nazione, o gruppo di nazioni, ha modalità peculiari per perseguire il proprio espansionismo. L’Unione Sovietica imponeva il modello del Partito Unico, gli Stati Uniti oggi impiegano il cosiddetto “soft power”, la Turchia cavalca la via neo-ottomana, mentre l’Iran utilizza quello che noi definiamo un sistema Hub e Spoke, un sistema del tutto caratteristico che ora andiamo a descrivervi. Un espansionismo iraniano, che per il capitolo libico, cerca la creazione di una etnia sciita più che l’appoggio ad una realtà già esistente.
Il sistema espansionistico iraniano si ripete sempre identico in Libano, in Siria, in Yemen e presto anche in Libia. Questo post nasce dalla necessità di individuare quegli indicatori che potrebbero evidenziare l’inserimento dell’Iran in terra di Libia.
Prendiamo a paradigma il Libano come esempio del modus operandi dell’Iran.
Nella fase prodromica all’inserimento dell’Iran nel paese viene individuato un gruppo etnico che sia il più vicino possibile alla dottrina sciita, in Libano questo gruppo etnico fu individuato nella popolazione che viveva a Beirut sud, nella Valle della Bekaa e nel Libano meridionale.
Nella seconda fase viene fornito a questo gruppo etnico, e alla sua leadership che dipende direttamente da Teheran, addestramento militare utile a formare una milizia, se non proprio un esercito, che possa difendere uno spazio fisico di territorio, che diventerà il nucleo di uno stato nello stato, una entità autonoma in grado di poter essere indipendente, se non formalmente ma sicuramente nei fatti, dallo Stato centrale ed unitario.
Parallelamente alla formazione della milizia e al radicamento della Leadership vengono forniti imponenti aiuti economici, solo all’entità fedele a Teheran, spesso non solo all’interno del territorio controllato dagli alleati, ma anche in altre aree del paese al fine di aumentere sia il consenso, sia determinare nel medio termine un aumento delle “conversioni” alla dottrina sciita. Questi aiuti comprendono pensioni per le famiglie dei miliziani caduti in battaglia, pensioni in grado di garantire un tenore di vita più che discreto agli eredi del caduto, è un sistema di welfare per la popolazione generale costituito da una sanità di base gratuita, o a basso costo, è da una rete di scuole primarie e secondarie anch’esse gratuite. Scuole che diventano in brevissimo tempo anche luoghi di indottrinamento alla causa politica della fazione sciita.
È questo dualismo della dottrina iraniana che ha determinato in molteplici occasioni il successo dei progetti di Teheran. Associare capacità militari al controllo fisico di una parte del territorio di uno stato e fornire un livello di welfare impensabile per le altre parti della popolazione dello stato in questione ha determinato un largo consenso della popolazione, una fedeltà incodizionata alle politiche dell’Iran, e la possibilità di impiegare queste popolazioni, sia come Proxy nel caso di conflitti, sia come leva (politica e militare) nella gestione diretta dei paesi ove questi gruppi Sciiti risiedono.
Questo schema ha garantito all’Iran il controllo diella maggior parte del Libano, una grande influenza sul regime siriano, la fedeltà degli Houti dello Yemen e un ruolo centrale nel Sudan.
Ora dobbiamo osservare se Teheran imposterà il medesimo schema il Libia e se si a quale etnia potrà rivolgersi, in un paese quasi interamente sunnita?
Le tribù che secondo noi vanno osservate più attentamnte sono quelle della regione di Gebel Nefusa nella tripolitania occidentale. In quella regione esisitono etnie mussulmane che non si rifanno direttamente né alla dottrina sunnita nè a quella sciita, tribù che potrebbero sposare la causa sciita in cambio di denaro, armi e potere.
La Libia oggi è uno stato dove le decine di tribù cercano un centro di aggregazione, un centro di potere e una leadership in grado di portare vantaggio alle loro comunità, per alcuni questa leadership è egiziana, per altre turca, per altre è il Califfato, oggi per le tribù di Gebel Nefusa (e successivamente per molte altre) potrebbe essere l’Iran…
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