Nella giornata di mercoledì il ministero della difesa nipponico ha affermato che le forze di autodifesa giapponesi dovranno migliorare le capacità di intervento a difesa delle isole lontane la cui integrità territoriale potrebbe essere minacciata da paesi stranieri.
Il riferimento alla disputa territoriale sulle Senkaku è chiara e, vista l’escalation di questi giorni, quasi prevedibile. Tuttavia a Tokio si è parlato anche di altro in questi giorni, ed in particolare della possibilità che il Giappone estenda per alcune decine di miglia nell’Oceano Pacifico ad est del territorio giapponese la “Zona di Identificazione Aerea”.
Questo fatto ad un primo sguardo potrebbe essere collegato alla recente istituzione da parte cinese di una “Zona di Identificazione Aerea” nel Mar Cinese Meridionale. Tuttavia la motivazione di questa decisone del governo di Tokio potrebbe essere collegata ad un altro fatto che modificherà i rapporti di forza in estremo oriente.
Sembra infatti che la Cina possa presto, molto presto, ordinare ad una sua Task Force, guidata dalla portaerei Liaoning, di fare rotta verso l’oceano Pacifico. La Task Force cinese potrebbe infatti essere inviata ad operare poco ad est delle acque territoriali giapponesi e cioè nel Pacifico Orientale.
La Task Force cinese dovrebbe uscire dal mar Cinese Orientale facendo rotta in un corridoio di acque internazionali poco a sud dell’isola di Okinawa per poi operare nelle acque aperte dell’Oceano Pacifico.
Poche settimane fa le forze armate giapponesi hanno installato batterie antinave sia sull’isola di Okinawa sia nella più remota isola di Ishikagi. Da quella posizione il Giappone può minacciare il transito di qualsiasi nave voglia uscire dal Mar Cinese Orientale verso le acque oceaniche.
Sembra quindi di assistere ad una vera e propria opera di contenimento attuata dai giapponesi nei confronti della Cina e delle susseguenti mosse cinesi che mirano a intimidire l’avversario giapponese e ad ammonire gli americani di non prendere posizione in una disputa tra le due più importanti nazioni dell’estremo oriente.
A riprova che i cinesi ritengono gli americani relativamente estranei alle dispute territoriali nel Mar Cinese Orientale vi è il fatto che non vi è stato nessuno “Scramble” ordinato agli intercettori cinesi in seguito alla presenza per oltre due ore nella Zona di Identificazione Aerea cinese di due B-52 che non avevano aderito alle nuove regole imposte da Pechino per il sorvolo dell’area.
I cinesi non hanno reagito nemmeno quando nella notte di ieri aeri militari del Giappone hanno pattugliato l’area di identificazione aerea cinese senza darne notifica alle autorità di Pechino. Risulta anche estremamente probabile che nelle prossime settimane le forze aeree giapponesi possano essere chiamate, come in numerose occasioni nell’ultimo anno, a intercettare velivoli cinesi che entrano nello spazio aereo delle Senkaku. Saranno queste occasioni che potrebbero portare ad incidenti tra le due aviazioni, con la possibilità di una escalation tra le stesse forze aeree e con il coinvolgimento delle unità navali delle rispettive flotte.
Stesso scenario potrebbe presentarsi nello spazio aereo sul pacifico, ad est delle isole giapponesi, nel caso in cui dalla portarei cinese Liaoning si alzassero in volo aerei che penetrassero nella nuova ed estesa area di identificazione giapponese sul Pacifico.
Sempre più aree del mondo in questi anni sono diventate instabili e l’area del Mar Cinese Orientale, del Mar del Giappone, e del Pacifico sono diventate un focolaio di tensione tra i più pericolosi del pianeta.