La cronaca di questi mesi ci ha visti volenti o nolenti impegnati a seguire alcune zone calde del nostro pianeta: Iran, Siria, Nigeria. Mentre gli avvenimenti che tutti noi conosciamo andavano dipanandosi, su un fronte inconsueto invece andava svolgendosi una “partita a scacchi”. Siamo solo all’inizio, quindi siamo ancora al posizionamento dei pedoni, ma noi di GPC scommettiamo che questo fronte diventerà quanto prima fonte di molti futuri aggiornamenti. E siamo talmente convinti che questa porzione del nostro pianeta sia sull’orlo di una nuova ribalta che abbiamo deciso di creare una speciale sezione “Artico” all’interno di GeoPoliticalCenter.
L’Artico in realtà è da sempre luogo di incontro di enormi interessi geopolitici. Pensiamo soltanto ai giganti che si affacciano sull’Oceano Artico: Stati Uniti, Canada, Russia, Danimarca e Norvegia. Certamente la presenza di una calotta polare ha fatto sì che la maggior parte degli interessi fossero soltanto militari. Non è in questa sede che intendiamo ripercorrere la comunque densa storia dell’Artico, durante la Seconda Guerra Mondiale o ancora durante la Guerra Fredda.
L’interesse per il Polo Nord si è esteso ben oltre i confini dei soli paesi che ivi si affacciano. Oggi si stanno facendo avanti in modo insistente nuove potenze: Cina, India e Brasile. Tutte e tre queste nuove potenze commerciali sono affamatissime di materie prime, ma è solo questa la motivazione che li spinge ad esplorare l’Oceano Artico?
Dobbiamo anche ricordare l’esistenza di un organismo multilaterale, l’Arctic Council, che rappresenta tutte e otto le nazioni che si affacciano sull’Oceano Artico.
Allo stato attuale, dal punto di vista giuridico, esiste un trattato internazionale che coinvolge Stati Uniti, Canada, Russia, Norvegia e Danimarca: lo United Nations Convention on the Law of the Seas (UNCLOS). I paesi firmatari hanno 10 anni di tempo, dalla data della ratifica, per reclamare un diritto aggiuntivo sullo sfruttamento di una ulteriore fascia corrispondente alla propria piattaforma continentale. Tali diritti estensivi (ma non esclusivi) vengono concessi ai paesi la cui richiesta verrà accolta, a tutti gli effetti non si tratterebbe di una estensione della Exclusive Economic Zone (la Zona Economica Esclusiva). Tutto questo rientra nel più ampio disegno di sfruttamento delle risorse nascoste al di sotto del fondale marino. Vedremo cosa accadrà perchè, ad esempio, i termini per avanzare la richiesta scadranno nel 2013 per il Canada, e nel 2014 per la Danimarca.
L’aspetto interessante di questa vicenda è che se da un lato si lavora sul fronte giuridico, per poter accedere alle risorse naturali, dall’altro lato c’è un fermento prettamente militare. Per citarne alcuni, si pensi alla Russia che entro il 2015 darà vita ad una divisione specializzata per l’Artico. Oppure si pensi anche al Canada che ha aumentato la presenza delle proprie forze armate oltre il circolo polare artico di ben dieci volte.
Sta per arrivare l’inverno, quindi per i prossimi mesi l’operatività di superficie riceverà un rallentamento, non così l’attività dei centri strategici e decisionali.
- The Battle for the Next Energy Frontier: The Russian Polar Expedition and the Future of Arctic Hydrocarbons; http://www.oxfordenergy.org/wpcms/wp-content/uploads/2011/01/Aug2007-TheBattleforthenextenergyfrontier-ShamilYenikeyeff-and-TimothyFentonKrysiek.pdf [↩]