Le trasformazioni avvenute nel corso degli anni ’80 dello scorso secolo portarono alla disgregazione dell’ URSS e all’apparizione di alcuni nuovi stati indipendenti. Il 1991 fu un anno ricco di trasformazioni, anno che cambiò il vettore della geopolitica mondiale e soprattutto dello spazio sovietico. Nel 1991 ci sono stati anche l’intervento militare degli Stati Uniti nel Golfo Persico e la guerra civile in Iugoslavia.
Nelle condizioni del crollo dell’URSS, l’anno 1991 costituì per la Repubblica di Moldava un inizio promettente nel processo dell’ottenimento dell’indipendenza e della costruzione dello stato di diritto. Lo storico e il giuridico Sergiu Musteata, sostiene che dopo più di due decenni quell’inizio si è dimostrato molto difficile nel processo di costruzione dello stato di diritto. Ma per capire meglio come era la situazione bisogna fare un passo indietro e ritornare all’anno 1991 nel contesto della conflagrazione del sistema dell’URSS e della formazione di alcuni stati indipendenti.
L’anno 1991 fu drammatico anche per le repubbliche baltiche, dove si produssero confronti diretti tra il desiderio di libertà, di democrazia e di indipendenza della popolazione oriunda e il sistema autoritario sovietico, che cercava il mantenimento dell’URSS. Il 10 gennaio 1991, M. Gorbaciov indirizzò una nota informativa al Consiglio Supremo della Lituania con la quale chiese la “revisione della costituzione sovietica nel paese e la revoca delle leggi considerate incostituzionali dalle autorità unionali”. In seguito agli scontri tra le forze dell’ordine e la popolazione civile di Vilnius, nei giorni 11-13 gennaio sono stati uccise 14 persone e ferite più di 600. Qualche giorno più tardi, le forze speciali uccisero a Riga quattro manifestanti.
L’Inghilterra fu uno dei primi poternze dell’Ovest che non approvò le azioni militari di Vilnius e di Riga, sostenendo le riforme e non le repressioni e condannò il vertice URSS per il tentativo di nascondere gli eventi accaduti in Lituania. In Moldavia, le forze democratiche presero posizione e il 13 gennaio 1991 a Chişinău si tenne la manifestazione organizzata dall’Alleanza Nazionale per l’indipendenza “16 dicembre” che condannò l’aggressione sovietica in Lituania[1]. Le proteste nei paesi baltici portarono all’uscita dall’area URSS: l’indipendenza della Lituania fu dichiarata l’11 marzo 1990, l’indipendenza Della Lettonia e dell’Estonia fu ottenuta il 3 marzo 1991. A differenza della Lituania, Lettonia o Giorgia, la Repubblica Socialista Moldava non ebbe scontri armati o vittime per l’ottenimento dell’indipendenza, ma il movimento di rinascita nazionale era in continua crescita ed ebbe un impatto diretto sulla classe politica di Chişinău. Così, il 4 febbraio 1991 Petru Lucinschi, dovette dare le dimissioni da vice-segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista della Moldavia, essendo sostituito da Grigore Eremei[2].
Dopo la modifica dell’articolo 6 della Costituzione URSS, il ruolo del Partito Comunista dell’Unione Sovietica era in continua diminuzione[3]. Le prime organizzazioni alternative social – politiche (politico – culturale) si sono registrate a Chişinău nell’autunno del 1989. Il primo partito registrato ufficialmente in Moldavia era il Partito Social Democratico della Moldavia creato il 13 maggio 1990.
Sebbene l’Università del marxismo-leninismo di Chişinău e i corsi di qualifica dei quadri del partito sovietico ideologico del Comitato Centrale del Partito Comunista Moldavo siano stati chiusi a partire dal mese di giugno 1990, nella maggior parte delle università si tennero corsi di storia del Partito Comunista dell’Unione Sovietica e di comunismo scientifico fino alla fine dell’anno accademico 1990-1991.
Nel 1990 a Chişinău si svolsero più eventi rilevanti: le elezioni libere del Consiglio Supremo della Repubblica Sovietico Socialista Moldava, l’adozione della bandiera e dello stemma di Stato, l’istituzione della Commissione di elaborazione della Costituzione, l’adozione della Dichiarazione di sovranità del 23 giugno 1990, elezione del Presidente della Repubblica Sovietico Socialista Moldava, ecc. Tutti questi fattori e tanti altri portarono alla proclamazione dell’Indipendenza della Repubblica di Moldova ma alcuni eventi destabilizzatori come la formazione della Repubblica Sovietico-Socialista della Gaugasia e della Repubblica Sovietico Socialista Moldava Nistreana[4] hanno rallentato il processo di consolidamento dell’indipendenza e di integrità della Moldavia.
Alle insistenze delle autorità di Chişinău di prendere misure sulle questioni delle repubbliche separatiste, M. Gorbaciov presidente dell’URSS, firmò il 22 dicembre 1990 un decreto che garantì l’integrità della Repubblica Sovietico Socialista Moldava nell’ambito dell’URSS. tutto questo aggravò ulteriormente la situazione. Questa decisione fu un avvertimento indirizzato al movimento di rinascita nazionale e non un’intenzione di assicurare la pace e la tranquillità nel paese.
Il vertice centrale fece più tentativi per impedire la rottura del sistema URSS e durante il IV Congresso dei deputati di Mosca si discusse sull’ammissione di un referendum unionale il 17 luglio del 1991 sulla tutela dell’Unione Sovietica. Nonostante la tensione esercitata dagli organi centrali dello stato, la RSS della Moldavia, insieme ad altre cinque repubbliche (Estonia, Lettonia, Lituania, Georgia e Armenia) non parteciparono a questo scrutinio ad eccezione di tutte le province a sinistra del fiume Dnestr e in alcune province della riva destra. Nelle altre repubbliche la partecipazione al voto fu di circa 80% di cui 76 % votò a favore dell’URSS[5].
Anche se i risultati ottenuti offrirono alle autorità sovietiche un supporto legale a favore dell’integrità dell’URSS, queste autorità non riuscirono a fermare i processi di affermazione della sovranità e le tendenze di liberazione registrate nelle repubbliche unionali.
Il 24 giugno dello stesso anno, il Parlamento della Romania dichiarò nullo il Patto Ribbentrop-Molotov del 23 agosto 1939 e tre giorni più tardi con l’occasione della commemorazione dei 51 anni dell’annessione della Bessarabia all’URSS, due membri del Comitato di politica estera del Senato SUA, i senatori repubblicani Jesse Helms (Carolina del Nord) e Larry Prester (Dakota del Sud), presentarono al Senato americano un progetto di risoluzione a favore dell’autodeterminazione e della riunificazione della Bessarabia e del Nord della Bucovina con la Romania.
Nel periodo 26-28 giugno 1991, sotto l’egida del Parlamento della Repubblica di Moldova si tenne la Conferenza Internazionale “Il Patto Ribbentrop-Molotov e le sue conseguenze per la Bessarabia”, durante la quale i partecipanti di 16 paesi dichiararono che “Il Patto e il suo Protocollo addizionale segreto sono nulli ab initio e le loro conseguenze dovevano essere eliminate”[7].
Si ricorda che, il 27 marzo 1991, per la prima volta dopo l’anno 1994 a Chişinău fu festeggiato l’evento dell’Unita del 1918, della Bessarabia con la Romania. Anche se il problema della riunificazione della Bessarabia con la Romania nella società era molto conosciuto, i leader politici di allora – I. Iliescu, M. Snegur, P. Lucinschi, P. Roman – sostengono che non parlarono di questo argomento durante i loro incontri ufficiali.
Nel contesto dei cambiamenti degli stati Balcani e delle manifestazioni all’interno della Moldavia, durante la Dimostrazione del 10 maggio 1991, il Partito Popolare della Repubblica di Moldova chiese al Parlamento oltre all’adozione della Dichiarazione di indipendenza, delle leggi sulla cittadinanza, delle leggi sulla privatizzazione, delle leggi sulla Banca Nazionale, delle leggi sui partiti, delle leggi sulla stampa, delle leggi sull’introduzione della moneta nazionale e della nazionalizzazione dei beni del Partito Comunista. La realizzazione di queste richieste fu rimandata a causa di diversi fattori, tra i quali la dimissioni del primo-ministro Mircea Druc.
Il gruppo parlamentare del Partito “il Fronte Popolare” inviò il 21 maggio una lettera ufficiale firmata da settanta deputati, con la quale comunicò il disaccordo sulla formazione del Governo, proposta dal Presidente Mircea Snegur. Questo, a sua volta, incolpò il partito popolare della destabilizzazione della situazione social-politica della repubblica. In segno di protesta, il gruppo parlamentare lasciò la sessione plenaria e dichiarò che sarebbe ritornato solo dopo che il presidente Snegur avrebbe proposto al Parlamento la Dichiarazione di indipendenza. I membri del partito popolare, cantando l’inno “Svegliati, Romeno!”, si diressero verso la Piazza della Grande Adunanza Nazionale (Piata Marii Adunari Nationale) dove erano in corso confronti tra i manifestanti e i poliziotti. Il giorno seguente nel Consiglio Supremo della Repubblica di Moldova ci furono lunghe discussioni sulle dimissioni del governo “Druc” e sugli eventi del 21 maggio.
Il presidente Snegur chiese con urgenza al Parlamento l’adozione della legge sull’elezione del Presidente della Repubblica Sovietico Socialista della Moldavia da tutta la popolazione del paese. Il Consiglio Supremo adottò un progetto di legge con il quale lo statuto del primo ministro fu eguagliato allo statuto di un membro qualsiasi del governo (ministro, direttore generale di dipartimento) e per la rimozione del primo ministro erano sufficienti il 50% dei voti più uno. Di 218 voti validi, 207 deputati furono a favore per le dimissioni del primo ministro Mircea Druc e solo 11 furono contrari. Il gruppo di parlamentari del Fronte Popolare, mandò una lettera di protesta al Presidente del Consiglio Supremo, firmata da 60 deputati per gli attacchi tra le forze dell’ordine che circondarono la sede del Consiglio Supremo e la popolazione, situazione che proseguì per diversi giorni quando il gruppo parlamentare agrario presentò un progetto di dichiarazione di indipendenza della Repubblica. Alcuni membri del gruppo Fronte popolare sostennero che l’allontanamento del primo ministro Druc fu incostituzionale e questa posizione fu duramente criticata dagli stessi colleghi parlamentari, alcuni di questi costituirono il 13 luglio il Forum Democratico della Moldavia, come alternativa del partito comunista e del partito popolare. I nuovi fondatori ritornarono con l’iniziativa della riconciliazione della società e della rinuncia al confronto etnico.
Alla fine del mese di maggio 1991, la carica del primo ministro fu assegnata a Valeriu Muravschi (28 maggio 1991-1 luglio 1992). Il nuovo governo dovette far fronte non solo ai problemi di ordine politico, ma anche alle calamità naturali, poiché all’inizio del mese di luglio furono inondate circa 90 località della Repubblica. All’inizio del mese di luglio il Parlamento adottò una serie di atti normativi destinati all’affermazione dello stato moldavo. Tre questi atti si possono ricordare la legge sulla privatizzazione, che da una parte creò nuove opportunità e da un’altra provocò serie difficoltà e la legge sulla cittadinanza, la cittadinanza era concessa a tutti gli abitanti che si trovarono sul territorio della Repubblica di Moldova fino al 23 giugno 1990.
Verso la metà dell’anno 1991, l’autorità dell’URSS sul piano estero diminuì notevolmente, il 1 luglio si sciolse l’Organizzazione istituita con il Trattato di Varsavia. Nel periodo 18-21 agosto, a Mosca ci fu il tentativo di un colpo di stato, organizzato da un gruppo reazionario con l’intenzione di impedire la rottura dell’impero URSS. Il 18 agosto, G.Ianev, il vicepresidente dell’URSS firmò un decreto con il quale subentrò al ex presidente Gorbaciov e dichiarò lo stato di emergenza nell’URSS creando il Comitato per lo Stato di emergenza[8].
A Chişinău la situazione fu stabile, il 20 agosto la Televisione e la Casa della Radio furono prese in guardia dagli uomini che lottarono per la democrazia e il presidente moldavo varò il decreto per l’istituzione del Consiglio Supremo Di Sicurezza della Repubblica di Moldova, il 21 agosto fu adottata la dichiarazione del Parlamento con la quale furono condannate le azioni di Moscova e il colpo di stato fu qualificato come “un grave crimine di stato contro la sovranità delle Repubbliche e i cittadini moldavi furono invitati a respingere ogni forma di violenza e di dittatura.
Il 22 agosto 1991, M.Gorbaciov ritornò a Mosca dopo tre giorni di arresto e il 25 agosto diede le dimissioni dalla funzione di segretario generale del partito Comunista dell’Unione Sovietica. Il 23 agosto il Presidio del Parlamento della Repubblica Moldova approvò “il divieto dell’attività del Partito Comunista Moldavo su tutto il territorio della repubblica e la nazionalizzazione dei beni del suddetto partito”.
Nello stesso giorno, il presidente moldavo, Snegur sollecita in un telegramma ufficiale l’aiuto di Gorbaciov e di Eltsin, nella risoluzione del problema delle azioni dei lider separatisti delle repubbliche autoproclamate “nistreana” e “gagauza”. Snegur menzionò che i lider separatisti della Moldavia sostennero il colpo di stato del mese di agosto e il comitato criminale e continuano ad azionare nello spirito dello stato eccezionale, sostenuti dalle truppe della Regione Militare di Odessa. Il presidente moldavo pregò Gorbaciov a dare disposizioni al Comandamento della Regione Militare di Odessa per mettere fine ai crimini di stato.
Dopo gli eventi di Mosca seguirono le dichiarazioni di indipendenza delle repubbliche unionali: Ucraina- 24 agosto, Moldavia- 27 agosto, Uzbekistan e Kirghizia -31 agosto, ecc.
Il Parlamento della Repubblica di Moldova, con voto nominale, approvò la Dichiarazione di indipendenza e adottò l’inno nazionale “Svegliati, Rumeno!”. La Moldavia diventò uno Stato sovrano, indipendente e democratico, libero di decidere il presente e il futuro, senza nessuna interferenza esterna, in conformità agli ideali del popolo nel rispetto storico e etnico. Una volta ottenuta l’indipendenza la Moldavia chiese di aderire come membro a pieno diritto all’ONU e OCSE e si assunse la responsabilità di adesione all’Atto finale di Helsinki e alla Carta di Parigi per una nuova Europa. Il 3 settembre furono stabilite le frontiere dello Stato e fu firmato il decreto sul ritiro delle truppe dell’armata sovietica. Al momento della dichiarazione dell’indipendenza la Moldavia ebbe una superficie di 33.700 km, una popolazione di 4.366.300 abitanti e amministrativamente fu organizzata in 40 “raioane”. Nel dicembre la Federazione Russa riconobbe l’indipendenza dello Stato moldavo e nel 1991 furono stabilite relazioni diplomatiche
[1]Igor Caşu, Cronologia U.R.S.S. 1991, Radio Europa Liberă, 16.03.2011, http://www.europalibera.org/content/article/2339685.html.
[2]Iurie Gogu, La storia dei Romeni tra Prut e Dnestr. Cronologia commentata (1988-2010), Chişinău, 2010.
[3] Il nuovo articolo 6 aveva il seguente contenuto:” Il Partito Comunista dell’Unione Sovietica, altri partiti politici, così come le organizzazioni sindacali, di gioventù, altre organizzazioni pubbliche e movimenti di massa partecipano all’elaborazione della politica dello stato sovietico, per l’amministrazione delle cose pubbliche attraverso i loro rappresentanti nei Soviet dei deputati del popolo”.
[4] Gheorghe Cojocaru, Il separatismo a servizio dell’Impero, Chisinau, 2000. Il Soviet supremo di Tiraspol vietò la scrittura con caratteri latini su tutto il territorio a sinistra del fiume Dnestr.
[5]http://www.europalibera.org/content/article/2341090.html. Intervento di I. Casu alla Radio Europa Libera del 17/03/2011.
[6] La decisione nr. 530-XII del Soviet Supremo della R.S.S.M. del 5 marzo 1991, si pronunciò sull’incorporazione dei giovani cittadini della R.S.S.M. e sullo svolgimento del servizio militare solo sul territorio moldavo.
[7] Il Patto Ribbentrop-Molotov e le sue conseguenze per la Bessarabia. Rapporto presentato da Alexandru Moşanu, dottore, professore, Presidente del Parlamento della Repubblica di Moldova, 26 giugno 1991. In: M. Cernencu, A. Petrencu, I. Şişcanu, Crestomazia della storia dei romeni, 1917-1992, Chişinău, Universitas, 1993, p. 249-273; La Dichiarazione di Chişinău alla Conferinza Internazionale „Il Patto Ribbentrop-Molotov e le sue conseguenze per la Bessarabia”, 26-28 giugno 1991. In: M. Cernencu, A. Petrencu, I. Şişcanu, Crestomazia della storia dei romeni, 1917-1992, Chişinău, Universitas, 1993, p. 274. Vedi dettagli a Igor Caşu, “ Il Patto Ribbentrop-Molotov e le sue conseguenze per la Bessarabia” (26-28 giugno 1991). Europa Liberă, 28.06.2011: http://www.europalibera.org/content/article/24248708.html.
[8] La dichiarazione sullo stato di emergenza in alcune località dell’U.R.S.S. a partire dalle ore 4:00 del giorno 19 agosto 1991 . : „Sovetskaja Moldavija”, 20 agosto 1991.