I riflessi per l’Italia di una possibile guerra civile in Egitto

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Profughi dall'Egitto
Profughi dall’Egitto

Oggi GeopoiticalCenter vuole fare una sintetica analisi riguardante i possibili rischi per l’Italia di una guerra civile in Egitto. Guerra civile, che è importante sottolineare, non è ancora cominciata all’ombra delle piramidi, nonostante i titoli dei giornali italiani.
Se in Egitto scoppiasse una guerra civile, e cioè se si creasse un’area al di fuori del controllo del governo provvisorio dove gruppi armati si organizzano per resistere all’autorità, come primo effetto si assisterebbe ad una paralisi dell’economia egiziana.
L’Egitto un paese con 95 milioni di abitanti (le cifre dell’ultimo densimetro parlano di 84 milioni, tuttavia esiste una importante quota di popolazione non censita nelle aree rurali) vedrebbe crescere in maniera esponenziale fame povertà e disoccupazione. Il turismo, principale fonte di valuta pregiata per le casse egiziane, si azzererebbe è tutti gli egiziani che da decenni traggono il loro reddito dal turismo si ritroverebbero senza lavoro e senza la possibilità di una rapida ripresa dei flussi turistici.
In questa condizione anche gli ingenti aiuti finanziari delle monarchie del Golfo servirebbero a ben poco, inoltre la forte dipendenza egiziana dalle importazioni americane di grano aumenterebbe il rischio di una importante carenza alimentare.
In questa prospettiva per il nostro paese si azzererebbe l’interscambio commerciale con il Cairo. Un interscambio fiorente negli scorsi dieci anni che ha visto la partecipazione delle aziende italiane in tutti i settori economici dell’Egitto. L’Italia, protesa nel mediterraneo e in ottimi rapporti con tutti gli stati per rivoluzionari, perderebbe dopo Libia e Tunisia anche il mercato egiziano che i nostri analisti stimano costerà all’Italia 0,5/0,7 punti di PIL.
Non secondaria sarà inoltre la questione immigrazione. L’Egitto è un paese giovane l’età media e di circa 32 anni e centinaia di migliaia di giovani egiziani guarderanno al mare come ad una fonte di salvezza, dalla miseria e dalla guerra. In questa situazione anche il governo provvisorio guarderà con favore all’emigrazione di una parte della propria popolazione, in particolare di quei settori che cercano di resistere all’ordine imposto dai militari, e qui risiede il problema italiano legato all’emigrazione egiziana. Chi lascerà l’Egitto sarà in gran parte appartenente a quella fetta di popolazione che desiderava uno stato islamico egiziano, uno stato dove sia in vigore la legge coranica e i militari non muoveranno un dito per fermarli agli imbarchi di Alessandria. Anzi, faranno in modo di favorire la loro partenza.
La destinazione di questa massa, che potrebbe superare il mezzo milione di persone, sarà probabilmente l’Italia. Non perché sia l’approdo più semplice partendo da Alessandria d’Egitto, ma perché tutti gli altri paesi europei attuano una politica di respingimenti molto rigida. L’Italia invece da asilo ed aiuto materiale a chiunque arrivi nei pressi delle proprie coste.
Questa situazione sarà molto difficile da gestire da parte italiana. Ti altri paesi europei chiuderanno le proprie frontiere agli egiziani, forse si potrebbe assistere alla sospensione dei trattati di Schengen alle frontiere terrestri e marittime con l’Italia. Il nostro paese dovrebbe quindi organizzarsi per accogliere e sostenere un milione di persone in un arco temporale di 12/18 mesi dall’inizio della guerra civile. Ne avrà l’Italia le capacità e le possibilità.
Non va poi dimenticato il rischio posto da queste persone per l’ordine pubblico. La loro ideologia, anche se lontani dall’Egitto non cambierà, e il desiderio di vedere sorgere uno stato islamico, ovunque essi risiedano, rimarrà immutato.