In primo luogo, purtroppo, è da un anno a questa parte che GPC sostiene che l’attacco finanziario all’Italia, tramite lo spread, fosse volto solo ed esclusivamente ad indebolire ulteriormente il tessuto industriale, per poi poterne fare “piazza pulita” a prezzi di saldo (ed è quanto sta accadendo giorno dopo giorno). In seconda istanza, la storia industriale di Telecom è una storia tutto sommato “triste”, anzi un vero dramma. E’ la storia di un gioiello della telefonia (SIP, poi SIP – STET) depredato e depauperato per via di una privatizzazione fatta in modo improvvisato e con risultati improvvidi. Infine, venendo ai giorni nostri, l’intervento di Telefonica ci preoccupa non poco, pur rispettando ed avendo ben chiare le regole che vigono in un sistema di mercato.
Perchè l’intervento di Telefonica ci preoccupa? Per due ordini di motivazioni
- Telefonica ha come concorrente principale in Sud America, proprio Telecom attraverso le controllate Tim Brasile e Tim Argentina. Queste due controllate sono degli avversari veramente temibili per Telefonica. E quindi, siccome siamo portati a pensare male, noi crediamo che l’operazione degli spagnoli sia volta solo ed esclusivamente ad alienare le due controllate di Telecom Italia, azzerando di fatto il principale competitor in Sud America. Una volta fagocitati i due gioielli, non abbiamo dubbi che verranno lasciati sul campo solo disinvestimenti e dismissioni (con relativi influssi negativi sull’occupazione), nell’unico altro mercato rimasto: l’Italia.
- Il secondo motivo per cui siamo molto preoccupati discende dal fatto che questa operazione non sia frutto di una OPA: in tal caso l’offerta di acquisto sarebbe rivolta all’intero azionariato che dunque ne trarrebbe un giovamento. L’operazione, invece, è frutto di una trattativa tra due soci azionisti, uno che si defila ed uno che aumenta la propria posizione (fino a diventare dominante). In questo caso gli onori andrebbero tutti e soli a Telefonica (leggasi: incorporamento dei due gioielli Telecom in Brasile e Argentina), mentre gli oneri andrebbero tutti in capo agli altri azionisti e al tessuto industriale e occupazionale italiano.
E’ accettabile questo scenario? Certamente no!
Tuttavia crediamo che i segnali di questa operazione fossero nell’aria già da mesi (chi segue la borsa avrà sicuramente notato i movimenti intorno al titolo Telecom Italia). Accanto ai temi industriali, vorremmo anche aggiungerne uno di carattere più nazionale e di più ampio respiro. Crediamo fermamente che la rete di comunicazione sia un asset strategico per un paese e dunque questo deve rimanere in mano italiana. Purtroppo la politica di questo paese è a corrente alternata, si risveglia solo a cose fatte. Ci vorrebbe una operazione rapida per far valere la Golden Share in mano al Tesoro e magari attingendo ai 140 MLD € nelle mani della Cassa Depositi e Prestiti. In tal senso sarebbe un utile impiego di quelle risorse: scorporare la rete di comunicazione e far sì che rimanga italiana.