Gaza City 8 marzo 2012
La guerra tra Israele e l’Iran è cosa certa, parola di alcuni alti ufficiali di Hamas a Gaza City, o almeno lo è per Salah Bardawil, parlamentare di Khan Yunis.
La dichiarazione dei uno dei leader politici di Hamas è di quelle che fanno rumore, tanto rumore. Infatti, dopo aver ritirato i propri uomini da Damasco e dopo aver chiuso le proprie sedi di rappresentanza in Siria il movimento palestinese che governa la Striscia di Gaza compie un ulteriore e decisivo passo nel processo di allontanamento dall’Iran oppure se volete, compie un passo verso la fratellanza sunnita.
La dichiarazione che giunge da Gaza pare il frutto di una mediazione ad ampio raggio che coinvolge gli Stati Uniti ‘America , l’Egitto e lo stato di Israele. In questa nuova condizione i protagonisti dell’accordo ricevono ognuno un beneficio, una classica condizione di “we win”.
Hamas non deve più temere i raid israeliani nei confronti dei propri vertici e nella striscia di Gaza, grazie all’accordo con Israele giungeranno notevoli quantitativi di generi di prima necessità e materiali da costruzione che in questi giorni hanno già cominciato ad arrivare provenienti dal territorio israeliano.
L’Egitto aumenta notevolmente la propria influenza nell’aera, qualificandosi come paese leader del mondo Islamico mediterraneo.
Gli Stati Uniti d’America, incredibilmente, vedono all’orizzonte il possibile instaurarsi di un dialogo più formale tra Hamas e Israele, “condizio sine qua non” per un accordo di pace basato sui due stati ( palestinese e israeliano )
Israele potrà concentrare le proprie forze contro la milizia sciita di Hezbollah e preoccuparsi molto meno degli attacchi missilistici provenienti da Gaza, un fattore determinante per permettere all’aviazione e all’artiglieria di eliminare nel più breve tempo possibili i centinaia di siti di lancio che Hezbollah possiede nel sud del Libano e che rappresentano nei primi giorni dopo lo Strike sulla’ Iran la maggiore minaccia diretta contro Israele.
Hamas inoltre potrebbe essere a conoscenza della vera natura del programma nucleare dell’Iran, e del carattere di irrinunciabilità che possiede per la leadership iraniana. Hamas quindi potrebbe avere la ragionevole certezza che il confronto armato si sta preparando e che, senza un accordo con gli israeliani al primo missile lanciato dai salafiti o da qualche cellula legata ad Hamas, lanciato dalla Striscia verso Israele, Gaza avrebbe subito un’altra guerra e la leadership di Hamas avrebbe potuto essere messa in discussione. Così dopo la liberazione di Shalit lo scambio dei prigionieri lo stop ai raid indiscriminati, questo patto di non aggressione segna un’ulteriore avvicinamento di Hamas a quelle caratteristiche di forza di governo che potrebbe essere in grado di governare tutta la Palestina,con la benedizione dell’Egitto della Turchia e degli Stanti Uniti.