Prosegue la nostra rubrica dedicata ai post inviati a GPC dai nostri lettori. Ospitiamo oggi un post di Matteo Pugliese riguardante la situazione attuale in Abkhazia, buona lettura.
Premessa storica
All’epoca dell’URSS, l’Abkhazia godeva dello status di repubblica autonoma all’interno della repubblica socialista sovietica della Georgia. Caduto il muro, il consiglio supremo della Georgia il 20 giugno 1990 riconobbe illegali tutti gli accordi ed atti giuridici stipulati dopo l’occupazione russa del paese nel 1921. Il 21 febbraio 1992 il consiglio militare della Georgia, che aveva deposto il primo presidente della Repubblica eletto, Zviad Gamsakhurdia, revocò tutte le leggi del periodo sovietico, compresa la costituzione georgiana del 1978, e ripristinò quella del 1921. In essa era prevista la gestione autonoma delle questioni locali dell’Abkhazia, che retrocedeva da repubblica autonoma a semplice regione della Georgia. Lo statuto speciale accordato all’Abkhazia in epoca sovietica discendeva da differenze etnico-linguistiche concrete rispetto al popolo georgiano. Infatti l’Abkhazia ha una propria cultura molto antica, intrecciata a quella georgiana ma distinta da quest’ultima. In risposta alla soppressione dell’autonomia, il 23 luglio 1992, il governo dell’Abkhazia dichiarò a tutti gli effetti l’indipendenza, ma non fu riconosciuto da nessun paese. Tbilisi dispiegò migliaia di militari nella regione, ma partì una controffensiva dei secessionisti aiutati da volontari ceceni, osseti e russi. L’esercito georgiano fu respinto e le milizie separatiste si abbandonarono a gravi episodi di pulizia etnica sui civili georgiani, soprattutto nel distretto di Gali, al confine de facto. Nel 1994 con la mediazione dell’Onu si giunse ad un cessate-il-fuoco. Questa situazione di stallo si protrasse sino al 2008, quando la Georgia tentò di riconquistare l’Ossezia del sud con un colpo di mano, rivelatosi un fallimento. Infatti la Russia intervenne schierandosi con l’Ossezia e iniziando una massiccia offensiva anche dal territorio abkhazo che arrivò a pochi kilometri da Tbilisi. Il 15 agosto 2008, con la mediazione dell’Unione Europea e di Nicolas Sarkozy, fu firmato un cessate-il-fuoco tra Russia e Georgia. Il 26 agosto Mosca riconobbe l’indipendenza dell’Abkhazia e dell’Ossezia del sud, inviando contingenti militari a difesa delle due entità. Da allora pochi altri paesi hanno riconosciuto l’Abkhazia come stato sovrano, tra cui il Venezuela per logiche di politica internazionale.
La politica estera di Sukhum
La repubblica de facto intrattiene relazioni diplomatiche ufficiali solo con la Russia e pochi suoi alleati. Tuttavia gli abkhazi sono molto gelosi della propria indipendenza conquistata così a caro prezzo dalla Georgia e non intendono svendersi alla Russia solo perché Mosca sovvenziona Sukhum. La penetrazione russa è notevole, la moneta è il rublo e nonostante la lingua di Stato sia l’abkhazo (regolato da una legge ad hoc), il russo è conosciuto da tutti ed utilizzato come koinè interetnica. L’ingresso dal confine russo è molto facile e l’Abkhazia è divenuta meta di villeggiatura estiva sul mar Nero per le famiglie russe. La Russia affianca sul confine georgiano le guardie abkhaze con propri militari, controllando l’ingresso e l’uscita. Tuttavia le leggi della piccola repubblica impediscono ad investitori stranieri, in primo luogo russi, di comprare immobili in Abkhazia e così la stessa capitale Sukhum resta deserta e fatiscente in alcuni quartieri abbandonati dai tempi della guerra civile. Forse questo è uno dei principali ostacoli a speculazioni edilizie ed economiche che possono spingere (a detta di fonti del ministero degli esteri abkhazo) oligarchi russi a finanziare l’opposizione per provocare instabilità politica ed un governo più compiacente con Mosca.
Il golpe bianco
Alexander Ankvab è stato eletto presidente dell’Abkhazia nel 2011. In precedenza come Primo ministro subì svariati attentati, nel 2005 la sua auto fu attaccata con armi da fuoco due volte, nel 2007 fu lievemente ferito da un attacco con granate, nuovamente nel 2010 e infine nel 2012 un attentato per mezzo di una bomba portò alla morte due guardie del corpo. In Georgia alcuni sostengono che i servizi segreti russi tentino di disfarsi di Ankvab, giudicato poco accomodante agli interessi di Mosca.
Il 27 maggio si è tenuta a Sukhum, nella capitale de facto, una imponente manifestazione delle opposizioni, legata al rilascio dei passaporti abkhazi ai residenti dei distretti orientali, che non vogliono abbandonare la cittadinanza georgiana, e alla crisi economica dovuta al sostanziale isolamento. I manifestanti, circa 5mila, guidati dal leader Raul Khadzhimba (ex agente del KGB), hanno occupato il palazzo presidenziale, costringendo Ankvab alla fuga da Sukhum. Il presidente ha dichiarato che si trova ancora in Abkhazia, denunciando il golpe e che le forze dell’ordine stanno tentando di ristabilire la calma. Ma nonostante il presidente del parlamento Valery Bgamba abbia annunciato una sessione straordinaria per discutere della situazione, Khazhimba ha annunciato che il coordinamento dell’opposizione ha assunto temporaneamente il controllo della Repubblica. Le opposizioni insistono sulle dimissioni del presidente e su una riforma costituzionale che dia maggior potere al parlamento.
Fonti interne al ministero degli esteri di Sukhum fanno sapere che il Cremlino e Lavrov hanno espresso appoggio al presidente Ankvab, che potrebbe non dimettersi ma convocare elezioni anticipate o formare un governo di coalizione con l’opposizione. I dirigenti delle strutture di sicurezza dell’Abkhazia hanno fatto una dichiarazione congiunta in cui hanno espresso il loro sostegno al presidente legittimamente eletto. Intanto l’assistente presidenziale Vladislav Surkov e il vice segretario del Consiglio di Sicurezza della Russia Rashid Nurgaliyev giungeranno a Sukhum oggi, ha dichiarato il segretario nazionale del Consiglio di sicurezza dell’ Abkhazia Nugzar Ashuba, per aiutare nella mediazione. Il vice ministro degli esteri russo Grigory Karasin, parlando con il suo omologo abkhazo Viakeslav Chirikba, ha dichiarato che la Russia segue da vicino l’evoluzione della situazione ed auspica che tutti i processi politici si svolgano nella legalità costituzionale.
Il contesto del caucaso è un complesso groviglio di rivalità ed alleanze, in cui è difficile capire quali finalità spingano gli attori politici. Queste situazioni suggeriscono prudenza per evitare l’ennesimo conflitto tra le potenze regionali.