In questo contesto vogliamo ricordare che già per due volte negli ultimi giorni alti ufficiali iraniani hanno dichiarato pubblicamente che qualunque unità navale, civile o militare, voglia attraversare lo stretto di Hormuz dovrà obbligatoriamente rispondere alle domande che verranno formulate da una apposita “stazione” gestita dall’ IRGC, prima di ricevere il “permesso” di attraversare lo Stretto. Le stesse fonti hanno affermato che la portaerei Lincoln prima di poter entrare nel Golfo Persico avrebbe risposto alle domande delle Guardie della Rivoluzione. Questa situazione è quanto meno singolare, sottoponendosi a queste domande l’unità in transito di fatto riconosce la giurisdizione iraniana sulle acque di Hormuz, e se un comandante americano di lungo corso, abituato ai tesi confronti della guerra fredda, non rispondesse alle domande iraniane nel modo richiesto dai Pasdaran cosa succederebbe? I guardiani della rivoluzione ordinerebbero ad una portaerei americana, ad esempio l’ Enterprise, di fermarsi ed invertire la rotta? E se lo stesso comandante di prima, non intimorito tagliasse proprio le comunicazioni e ordinasse il “General Quarters” il “tutti ai posti di combattimento” e andasse avanti verso la destinazione ordinata dal comando 5ª flotta?
Per ora abbiamo messo troppi punti interrogativi, restando ai fatti nessuna unità maggiore della marina americana staziona oggi nel Golfo Persico e questo fatto se da una parte tranquillizza notevolmente l’Iran, mentre canali non ufficiali stanno trattando la possibile Road Map per risolvere la crisi nucleare, rende Tehran molto più forte nelle dispute con i propri vicini, come ad esempio sul possesso delle isole dello stretto, e trasmette contemporaneamente alle monarchie sunnite l’impressione, forse reale, che nel prossimo futuro dovranno fare i conti in prima persona con gli sciiti senza il supporto totale ed incondizionato degli americani, e che forse dovranno allestire un programma nucleare civile e pacifico, simmetrico a quello iraniano, se non con l’aiuto degli americani, con l’assistenza dei fratelli pachistani o della Cina affamata di petrolio.