Dopo la presa di potere da parte dei militari l’amministrazione Obama ha interrotto ogni forma di cooperazione militare con l’Egitto ed allo stesso tempo rafforzato la presenza militare americana intorno all’Egitto e conseguentemente intorno al Canale di Suez, fondamentale via d’acqua utilizzata non solo per il transito degli idrocarburi dalla Regione del Golfo Persico verso ovest ma indispensabile anche per il commercio mondiale originato in estremo oriente. Suez risulta quindi un crocevia strategico anche per la dottrina di Obama focalizzata sull’area pacifica denominata “Pivot to Pacific”.
Senza aiuti militari americani le capacità difensive egiziane si deteriorerebbero in maniera significativa nel volgere di un paio di anni, particolarmente per la carenza di pezzi di ricambio per i moderni armamenti americani in dotazione all’Egitto.
Al fine di non diventare vulnerabile, in particolare nella regione di Suez, il generale Sisi che possiede una formazione militare americana, ha cercato fin da subito una alternativa alle forniture americane e non ha fatto troppa fatica ad incontrare la disponibilità russa ad una alleanza strategica.
Una alleanza di Mosca con l’Egitto permetterebbe alla Federazione Russa di intraprendere diverse vie diplomatiche che permetterebbero a Putin di sganciarsi gradualmente sia dal pantano siriano sia dalla strettissima relazione con l’Iran.
L’Egitto potrebbe garantire alla flotta di Mosca quella base avanzata nel Mediterraneo di cui Mosca non dispone più dopo la caduta della Libia di Gheddafi. In Libia Mosca aveva accesso al porto di Bengasi, infrastruttura indispensabile per la gestione a lungo termine delle operazioni navali in Mediterraneo. Senza più la disponibilità del porto di Bengasi, datomlo stravolgimento accaduto in Libia, la Federazione Russa ha difeso in ogni modo l’ultima sua base nel Mediterraneo e cioè il piccolo porto siriano di Tartus. Ma l’Egitto dispone di un porto che potrebbe garantire in modo estremamente efficiente il rifornimento delle comunità russe operative in Mediterraneo, è il porto egiziano di Alessandria. Proprio ad Alessandria due giorni fa è attraccata una delle maggiori unità della flotta russa in Mediterraneo la Varyag. In cambio della concessione All’utilizzo della base navale di Alessandria alla marina russa Mosca potrebbe fornire all’Egitto quei sistemi d’arma così essenziali alla difesa dello stato egiziano. In particolare parliamo di sistemi antiaerei e missili balistici ad elevata precisione, sistemi d’arma che difenderebbero l’Egitto da qualsiasi velleità militare americana su Suez o dalle minacce di una sempre più influente e militarizzato Iran.
L’alleanza Egitto porterebbe alla Federazione Russa anche il vantaggio di aprire un dialogo con le monarchie sunnite della penisola araba, stati che dai tempi della guerra in Afghanistan dell’Unione Sovietica hanno avuto un rapporto estremamente con conflittuale con Mosca.
Oggi l’ostilità tra Arabia Saudita e Federazione Russa è sempre meno evidente mentre aumentano i contatti ad ogni livello tra i due Stati: ministri degli esteri, responsabili servizi segreti, e ultimamente i capi di Stato stanno ponendo le basi per una profonda revisione dei rapporti tra i due Stati, revisione innescata dalle politiche isolazioniste e Pacifico-centriche (Pivot to Pacific) dell’amministrazione Obama. Appena tre giorni fa il 10 novembre il presidente Putin ha avuto una telefonata con il sovrano saudita Abdullah, il comunicato del Cremlino riferisce che la telefonata è stata incentrata sul conflitto siriano e sulle prospettive riguardanti il programma nucleare iraniano, certo è che la telefonata dovrebbe aver riguardato anche il futuro assetto dell’Egitto, e il ruolo della Federazione Russa nella regione mediorientale e nel mediterraneo.
Certo è che se dovesse nascere un’intesa tra Egitto, Federazione Russa e paesi arabi del Golfo il primo a farne le spese sarà la Residua influenza americana nella regione.
L’Europa, ed in particolare l’Europa mediterranea, deve riflettere in maniera approfondita sui futuri rapporti di forza nel bacino del mediterraneo e sul fatto che gli Stati Uniti stanno abbandonando questa regione che non ritengono più strategicamente indispensabile ai loro piani di sviluppo. Il vuoto viene rapidamente colmato dalla Federazione Russa che potrebbe essere un partner primario per un paese come l’Italia, messa ai margini da un assetto germanocentrico delle politiche di sviluppo della EU e da anni marginalizzata dall’ormai ex alleato americano, un ex alleato che ha interrotto ogni acquisto da parte della nostra industria militare (dagli elicotteri presidenziali, passando per la rinuncia e dismissione del C-27J, finendo per la non acquisizione dell’M-346 come addestratore avanzato). Un ex alleato, quello americano, che ha compromesso gli interessi italiani in Libia con una azione militare che ha reso instabile il paese, un ex alleato che utilizza il territorio italiano per le proprie operazioni militari senza riconoscere al nostro paese nulla in cambio. Un ex alleato che reputa se stesso moralmente superiore a qualsiasi stato o nazione di questo pianeta.
È questo atteggiamento che ha portato Egitto ed Arabia Saudita ad avvicinarsi alla Federazione Russa e che dovrebbe spingere molti degli alleati americani in Europa ad effettuare una simile scelta strategica.