Duecento miliziani di Hezbollah sono entrati nelle scorse ore in Siria in armi pronti a sostenere il regime di Assad il cui controllo sul paese e in questi giorni in particolare su alcune zone della capitale, Damasco, sembra sempre più precario.
Duecento miliziani, un numero sicuramente non eclatante, ma un segnale che le forze interne che appoggiano il regime Alawita sono erose dalle continue diserzioni, dalle imboscate, dagli ordigni improvvisati piazzati al bordo delle strade e dagli attentati suicidi compiuti da uomini pronti a tutto.
Sarà complicato leggere i movimenti della milizia sciita da e verso la Siria ma questo oggi rappresenta il miglior indicatore di come sta evolvendo la situazione in Siria e di quanto tempo rimanga ancora al regime di Assad, sempre che i ribelli siano in grado di determinarne la caduta.
È notizia di ieri, riportata sul Washington Post che le monarchie del Golfo in coordinamento con gli Stati Uniti d’America hanno iniziato a fornire fondi, armi, munizioni ed esplosivi in quantità significative alle truppe dei ribelli nel tentativo di alterare i rapporti di forza nella guerra civile che insanguina il paese.
Parallelamente fonti della difesa americana hanno diffuso un rapporto trasmesso da CNN nel quale si racconta di ingenti spedizioni di armi al regime di Damasco da parte dell’alleato iraniano, niente di inatteso Sto arrivando! chiaro, ma il segnale che Assad è sempre più una pedina e non più il giocatore principale della partita siriana.