Durante lo scorso fine settimana abbiamo assistito ad una escalation, in dimensione estremamente ridotta, tra Israele e alcuni gruppi militari operanti nella striscia di Gaza. Diciamo alcuni gruppi militari, o paramilitari, in quanto Hamas, la componente principale delle milizie operanti nella striscia non ha partecipato a nessuno dei lanci in oggetto.
Alla morte di Zuhir al-Qaisi, la sua organizzazione ed altre entità minoritarie hanno iniziato un barrage di circa 90 razzi nelle due notti successive ai quali l’aviazione israeliana ha risposto ancora in modo mirato ma non così selettivo causando la morte, così riferiscono le nostre fonti, di due civili nell’esplosione di un deposito di munizioni. Fonti mediche palestinesi riferiscono di 15 vittime negli attacchi di questi giorni e circa 40 feriti, non si conosce il numero dei miliziani rispetto ai civili uccisi.
Dei 90 razzi 40 erano diretti su aree abitate e sono stati intercettati dal sistema “Iron “Dome”, nella serata di domenica comunque, un errore del sistema radar non ha permesso l’intercettazione di due razzi Grad che hanno colpito due edifici, tra cui una scuola ad Be’er Sheva.
In tutta la vicenda Hamas non ha lanciato nemmeno una pietra verso il territorio israeliano anzi, le forze di polizia di Gaza si sono attivate al fine di limitare l’escalation in atto, il tutto è stato supportato dai servizi segreti egiziani che hanno operato come mediatori tra Hamas ed Israele al fine di assicurarsi che la tregua tra lo stato ebraico e l’organizzazione che comanda Gaza reggesse.
L’episodio va visto anche alla luce del recente allontanamento di Hamas sia dalla Siria sia dell’ Iran. In questi giorni di tensione i gruppi ancora vicini a Tehran hanno cercato di dimostrare che nessuna tregua è possibile tra Hamas e Israele e hanno cercato di ingenerare una spirale di ritorsioni reciproche focalizzata nel coinvolgere Hamas negli attacchi. Questo tentativo però è fallito ed ormai agli analisti di tutto il mondo è chiaro che Hamas e Israele hanno un accordo, e che questo accordo è solido visto l’impegno dell’Egitto e degli Stati sunniti del Golfo che stanno prendendo sempre più spazio a Gaza.
In quest’ottica di nuovi rapporti non è da escludere che una volta risolta la questione iraniana il blocco navale di Gaza venga revocato e che nonostante la retorica, Hamas e Israele riescano a raggiungere un punto di contatto, se non di accordo, sulla tolleranza reciproca.