Abbiamo iniziato dicendo che poco importa chi ha attaccato l’Iran, perchè in quelle fasi concitate non ci aspettiamo che la difesa Iraniana vada a controllare con accuratezza chi lo ha attaccato, se Israele, gli Americani o i Sauditi, il risultato è lo stesso, e i piani di rappresaglia sono già pronti. Probabilmente la prima risposta,la risposta delle primissime mezz’ore non sarà contro Israele, sarà contro le basi americane nella penisola arabica e sarà affidata a centinaia di missili balistici a corto raggio a combustibile solido pronti al lancio in pochi minuti.
Eccovi un breve riassunto delle capacità missilistiche Teheran, di cui trovate tutti i dettagli sul sito www.missilethreat.com con i rispettivi link:
1) I missili a combustibile solido Fateh A-110 e Zelzal 1/2/3
2) i missili a combustibile liquido a più grande portata della serie Shahab 1/2/3/4
I danni alle basi aeree, dell’esercito, della marina, ai terminal e agli impianti di produzione petrolifera potrebbero essere ingenti; per i sauditi ancora peggio, e cioè, il materializzarsi dello spettro sciita incombente su Riad.
Poco dopo centinaia di barchini e motoscafi veloci potrebbero prendere il mare da Bandar Abbas diretti verso lo stretto di Hormuz e le acque interne del Golfo Persiso. Gli obiettivi di questi mezzi leggeri e veloci saranno principalmente due:
1) le grandi petroliere che dai porti Arabi, Kuwaitiani, e degli Emirati portano il greggio in occidente.
2) la flotta americana
La forza di questa flotta di piccole imbarcazioni leggere non sta nella tecnologia, sta nel numero veramente impressionante e nelle motivazioni dei marinai che le governano spesso membri dei Pasdaran e votati anima e corpo al servizio del loro paese.
Minacciare o peggio attaccare petroliere e navi civili che attraversano lo stretto di Hormuz è l’arma economica più potente che l’Iran può mettere in campo, in modo particolare nel mezzo di una crisi economico-produttiva mondiale come quella che stiamo vivendo. Bloccare Hormuz inoltre è una corda al collo dei paesi del Golfo la cui economia ora si basa quasi esclusivamente sull’ esportazione di greggio.
Allo stesso tempo i sottomarini costieri di cui Teheran dispone cercheranno il colpo grosso nei confronti di una unità maggiore della flotta Americana. Sarà una battaglia aeronavale senza esclusione di colpi, giocata fino in fondo, sarà impossibile questa volta per l’amministrazione americana restare in seconda linea. Gli interessi economici mondiali minacciati, il petrolio che vola a prezzi che i sistemi produttivi non possono reggere, la flotta e la vita di personale americano messi in pericolo; diventa gioco forza per i comandanti militari eliminare la minaccia, con tutti i mezzi a disposizione, nella risposta alleata sarà imperativo limitare quanto più possibile le vittime civili perchè l’attacco deve essere portato al regime non alla popolazione anche se è indubbio che i civili soffriranno le conseguenze del conflitto. A questo punto della battaglia l’aviazione Saudita e degli Emirati incredibilmente saranno di fatto alleati di Israele contro il nemico ancestrale, l’islam Sciita. Le aviazioni delle monarchie del golfo sono potenti e armate di tutto punto, equipaggiate con le migliori tecnologie belliche americane ed Europee, integrate nel sistema di comando e controllo americano, la superiorità aerea verrà acquisita in meno di una settimana,sempre che gli attacchi missilistici delle prime ore non siano stati così precisi da ridurre la prontezza dell’aviazione Sunnita; dopodiché il ben più difficile compito di eliminare la minaccia asimmetrica che blocca di fatto lo stretto di Hormuz ai traffici commerciali. Ricordiamoci che l’Iran non può essere invaso, non può essere conquistato e una battaglia di terra può essere pianificata solo in termini difensivi, nel caso forse folle, ma impossibile da escludere completamente, che la Repubblica Islamica tenti l’impensabile e si lanci all’interno dell’Irak verso il Kuwait.
Sicuramente chi comanda a Teheran non si dimenticherà di Israele.
La risposta diretta sullo stato ebraico arriverà ma non arriverà nei primi istanti direttamente dall’Iran. Nei primi momenti la risposta sarà quasi sicuramente affidata all’alleato libanese, a Hezbollah. Passeranno pochi minuti dal raid aereo sull’Iran alla risposta dal sud del Libano, e sarà una pioggia di missili che Israele non ha mai provato, sia per intensità sia per gittata della forza missilistica della milizia Libanese, mai così forte nella storia.
Cosa farà UNIFIL (la forza di interposizione ONU schierata al confine tra Libano e Israele dopo la guerra del 2006) in questa circostanza? Teoricamente, molto teoricamente, UNIFIL nella sua zona di competenza e a supporto dell’esercito Libanese dovrebbe cercare, con la diplomazia oppure la minor forza necessaria, di fermare il lancio di razzi verso Israele, ma nessuno si faccia illusioni, conosciamo la complicata catena di comando ONU e quante volte i caschi blu non hanno agito nemmeno davanti a massacri di civili (pensate a Sebrenica). I militari di UNIFIL potrebbero trovarsi tra due fuochi senza possibilità di agire e costretti, forse, alla ritirata verso il mare tra Tiro e Israele
Così, con l’aviazione Israeliana in parte ancora lontana, UNIFIL bloccata, o peggio, in ritirata in attesa di ordini che non arriveranno mai, centinaia di siti del sud del Libano dovranno essere neutralizzati e il compito sarà affidato, quando possibile, all’artiglieria ebraica e ai suoi proiettili di ultima generazione, e a qualche milizia Drusa che vuole riprendersi un pò di indipendenza.
Sul fare della mattina, con i riservisti che vengono richiamati, potrebbe materializzarsi la minaccia proveniente dall’Iran. I missili a lungo raggio arriveranno probabilmente in salve e non uno per volta, questo per cercare di saturare le difese missilistiche di Isreale, in particolare il sistema Arrow II che con le sue due batterie è la difesa più esterna dai missili balistici a lungo raggio.E proprio allora potremmo assistere alla vera escalation del confronto.
Se Arrow sarà saturato e sopraffatto dalle salve di missili provenienti dall’Iran il timore che quei missili portino armi non convenzionali verrà verificato. Nel caso in cui Israele venga attaccato con armi chimiche, scenario simulato nell’ultima esercitazione del Home Front Command “Turning point 5”, la risposta sarà ponderata ma sarà durissima, con il pensiero fisso che i civili Iraniani devono pagare il minor danno possibile. Una cosa è chiara a tutti, su ambedue i fronti, la battaglia sarà vinta con l’azzeramento delle forze aeronavali iraniane e la decimazione dei guardiani della rivoluzione, ma se l’opposizione non aprofitterà del caos per rovesciare il regime, potrebbe essere una guerra dalle conseguenze imprevedibili, e non un conflitto regionale di alcune settimane.