Il migliore accordo della storia della diplomazia americana, un’occasione per intraprendere un cammino comune con la Repubblica Islamica dell’Iran, un protocollo benedetto dalla lettera (scritta ad Obama) da parte di 25 scienziati atomici, di cui 5 premi nobel, un accordo “approvato da tutti i governi del mondo tranne che da Israele” (cit. B. Obama): ecco cosa è l’accordo tra Iran e Stati Uniti d’America sul programma atomico degli Ayatollah secondo la quasi totalità dei media tradizionali, e soprattutto dell’inquilino dalla Casa Bianca.
Ma c’è chi dice NO, alla visione monocromatica di questo accordo. Tra i più fermi oppositori di questo accordo c’è il nostro piccolo gruppo di analisi (non per avversione specifica all’Iran o ancora più al popolo iraniano, ma perché riteniamo l’aggiunta di un altro stato al club atomico un inutile aumento del rischio di conflitto nucleare nel mondo), ma al fianco di GPC ci sono attori di ben maggiore rilievo: più della metà dei Senatori e dei Rappresentanti della Camera bassa del Congresso Usa, e cioè quasi tutti gli eletti del partito repubblicano americano. Ma anche questa non è una grande notizia, il presidente americano può scavalcare le decisioni del Congresso a maggioranza repubblicana. Il presidente americano Obama può infatti esercitare il suo “Diritto di Veto”, un potere che può bloccare, legalmente, qualunque azione del Congresso.
Ma, esiste un ma. Anche il Congresso può scavalcare il potere di Veto del Presidente ed impedire che egli possa bloccare l’iniziativa legislativa del Senato. Per sovrastare il potere di Veto del Presidente il Congresso deve votare con una maggioranza qualificata, una maggioranza dei 2/3 della Camera dei Rappresentanti e del Senato; per avere questa maggioranza qualificata non sono sufficienti peró i voti degli eletti repubblicani.
Oggi il Senato americano (100 membri) è composto da 54 Repubblicani, 44 Democratici e 2 Indipendenti, per il Senato la maggioranza dei 2/3 è di 67 Senatori.
La Camera dei Rappresentanti (435 membri) è composta da 246 Repubblicani e 188 Democratici, per la Camera la maggioranza dei 2/3 è di 290 Deputati.
Alla Camera dei Rappresentanti diversi eletti tra le fila dei democratici stanno valutando di votare NO all’accordo con l’Iran, tuttavia è altamente probabile che molti di essi si adegueranno a ciò che accadrà nel Senato il quale riveste posizione di predominio sulla politica del Congresso Americano e che sarà la prima delle due Camere del Congresso ad esprimersi con un voto sull’accordo firmato dall’amministrazione Obama.
In vista di questo voto, previsto entro e non oltre il 17 settembre il Senato sta interrogando in questi giorni i più alti vertici del Governo americano, al fine di poter votare con la maggior coscienza dei fatti possibile.
Di seguito vi proponiamo l’interrogazione del Senatore Cotton nei confronti del Segretario di Stato, del Ministro dell’Energia e del Capo do Stato Maggiore delle Forze Armate Americane, interrogazione nella quale egli chiede conto a Kerry di un “protocollo segreto” tra IAEA e Iran collaterale ai negoziati pubblici.
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Nel Senato iniziano così a emergere senatori democratici che hanno già dichiarato di voler votare contro l’accordo così fortemente voluto da Obama, per ora si tratta di due soli senatori ma sono due senatori molto influenti al Campidoglio, si tratta dei Senatori Shumer e Engel, uomini in grado di creare un movimento di opinione nel gruppo democratico al Senato, e che potenzialmente potrebbero spingere altri 11 Senatori a votare contro l’accordo, portando il fronte del NO a 68 voti oltre il limite dei 2/3 che può sorpassare il potere di veto del Presidente.
La partita politica sull’accordo con l’Iran non è chiusa anche se a nostro avviso sarà molto molto difficile per i Repubblicani convincere altri 11 senatori democratici a votare contro il Presidente, difficile ma non impossibile.