Questo post di analisi è uscito su GeopoliticalCenter il 25 novembre 2012. Lo riproponiamo alla luce dei fatti che si stanno svolgendo in Egitto
Questo Post è uscito sul nostro sito a fine Novembre 2012, lo riproponiamo oggi perché anch’esso sintetizza lo spirito di GPC: arrivare prima delle News.
Solitamente l’inverno quello astronomico inizia il 21 dicembre, quello meteorologico il 1º di dicembre, l’inverno arabo, l’inverno delle rivoluzioni “democratiche” è iniziato il 23 novembre 2012 al Cairo in Egitto, quando il primo presidente dell’era post Moubarak ha emesso un decreto con il quale avoca a se tutti i poteri di uno stato, impedisce a chiunque di criticare, opporsi, o intralciare le sue decisioni. Un decreto che sancisce il ritorno dell’Egitto al passato, non il recente passato della dittatura di Moubarak, che per quanto tirannica, manteneva un’architettura dello stato che è stata fondamentale per la rivoluzione di alcuni mesi fa. Il decreto di Morsi eleva il presidente al di sopra di tutti: parlamento, magistratura, corte suprema, popolo. I poteri di Morsi, da questo momento non lo chiameremo più presidente, sono assoluti non deve rendere conto a nessuno, nessuno può legalmente intralciarlo.
Secondo noi questo assetto dello stato si riconosce in una sola definizione: tirannide.
È una tirannide a tutti gli effetti, quando un uomo solo ha nelle sue mani il potere esecutivo, legislativo e giudiziario. Una dittatura paragonabile a poche su questo pianeta, ai giorni nostri, una dittatura che si erge come gendarme di una regione, una dittatura nata dalla violenza e che userà la violenza nelle crisi interne e internazionali che la vedranno protagonista nei prossimi mesi.
L’Egitto pensava di essere in un sogno di libertà, si risveglia oggi in un incubo di autoritarismo. Alcuni hanno già chiamato Morsi il Faraone, ma Faraone non è il termine adatto per il tiranno del Cairo. Il termine giusto è forse Satrapo.
Come reagiranno gli egiziani nel momento in cui si renderanno conto che sono cambiati i nomi, le alleanze e le priorità, ma la libertà resta lontana dalla loro vita?
Come reagiranno i vicini dell’Egitto ai discorsi alle folle del Satrapo del Cairo? Come reagiranno quando brandirà la spada per aumentare il peso regionale del suo Egitto?
Il satrapo vorrà aumentare il proprio prestigio nella nazione e nel mondo mediorientale e ha un solo modo per farlo: ingaggiare una battaglia con lo stato di Israele, riprendersi il Sinai, dare forza ad Hamas e cercare di avere egemonia completa sull’area, facendo sentire il peso politico e militare dell’Egitto nei confronti del Sudan e ancor di più sulla frammentata Libia. In Libia infatti la regione di Bengasi, la Cirenaica, da sempre risente dell’influenza egiziana e, non è certo un segreto, che durante la rivolta libica migliaia di combattenti arrivarono dal confinante Egitto a rafforzare le file dei rivoltosi che hanno poi determinato la caduta del regime di Gheddafi. Gli stessi combattenti che erano pronti ad entrare a Gaza per supportare Hamas e il Jihad islamico nel caso Israele avesse deciso l’invasione della Striscia. Gli stessi combattenti che saranno pronti domani, in nome del nazionalismo egiziano, a prendere le armi al primo cenno che arriverà dal palazzo presidenziale posto all’ombra delle piramidi.
Venerdì 23 novembre 2012 è finita l’illusione della primavera araba, ed è iniziata l’era del Satrapo del Cairo.