Le sanzioni contro l’Iran si stanno letteralmente disgregando. E questa volta a dirlo non sono gli autori di Geopoliticalcenter ma il primo ministro israeliano Netanyahu che si trova in visita ufficiale in Italia per il vertice bilaterale Israele-Italia.
Le parole di Netanyahu arrivano dopo l’incontro con il Presidente del Consiglio dei Ministri italiano Enrico Letta, il quale potrebbe aver informato ufficialmente Israele che la compagnia petrolifera nazionale italiana ENI si appresta a riprendere la collaborazione con l’Iran in campo energetico.
Alcuni segnali inequivocabili erano giunti due settimane fa quando il ministro degli Esteri Bonino aveva accolto calorosamente il ministro degli esteri iraniano Zarif. Al termine della conferenza stampa un giornalista aveva chiesto alla Bonino se l’Italia si stesse muovendo verso una ripresa completa dei rapporti commerciali con l’Iran.
La Bonino aveva risposto :”non abbiamo mica scritto Giocondo sulla fronte” mentre tutti gli altri paesi occidentali stanno facendo passi per collaborare con l’Iran.
L’accordo temporaneo che doveva solo determinare un quantificabile e certo allentamento delle sanzioni sta invece determinando il crollo completo delle sanzioni contro l’Iran.
Inglesi, francesi, americani, italiani, cinesi se indiani stanno facendo a gara per ottenere contratti energetici con l’Iran e l’Iran sta puntando su contratti a lunghissima scadenza che possano garantire introiti certo per i prossimi 30 anni alla repubblica islamica.
Gli ultimi dare un segnale inequivocabile al mondo sono gli indiani che hanno inviato una squadra tecnica di prim’ordine per accelerare la costruzione delle nuove infrastrutture portuali iraniane.
Le sanzioni crollano e sarà praticamente impossibile ripristinarle se nel giro di un paio di settimane non si metteranno in atto azioni estremamente decise.
I vertici diplomatici dell’Iran e tutti gli alleati della Repubblica Islamica hanno tutta la ragione di festeggiare, le sanzioni crollano e il programma nucleare avanza.
Così come avanza in molta parte dell’occidente l’indifferenza verso Israele, una indifferenza che costringe lo stato ebraico a contare solo sulle proprie forze in caso di un confronto armato nella regione.