A seguito di un attentato che ha causato la morte di quattro soldati francesi in Afghanistan il Presidente Francese Nicholas Sarkozy ha ordinato l’immediata sospensione di tutte le attività militari del proprio contingente militare. La mossa del Presidente Francese ha lasciato stupiti molti anche presso il comando NATO a Bruxelles e ha causato nonostante l’ora notturna un certo scompiglio presso il Pentagono. A parte il segnale pessimo dato alla guerriglia Talebana questa sempre maggiore indipendenza della Francia è letta dai nostri analisti in maniera ambivalente.
Da una parte il focus del Presidente sulle prossime elezioni di quest’anno in Francia, paese dove l’opinione pubblica è sempre meno disponibile a sacrifici per una guerra della quale non si vede la fine e che i francesi non vedono come proprio interesse nazionale, preferendo impegnare le proprie forze in ambito mediterraneo e mediorientale.
D’altra parte una specie di “revanche” e cioè di rivalsa, nei confronti dell’amministrazione americana che cerca di tenere la Francia ai margini della disputa geopolitica che riguarda la penisola araba l’Iran e lo stretto di Hormuz.
La Francia prosegue sulla strada di un sempre maggiore unilateralismo e di spiccata autonomia decisionale in campo politico, militare ed economico.
Aggiornamento ore 12.50
Parlando al corpo diplomatico riunito a Parigi Sarkozy conferma le ipotesi formulate dal nostro gruppo di analisi sul disimpegno in Afghanistan. Il presidente, infatti, escluso dalla stanza dei bottoni dell’operazione nel Golfo Persico, pare su insistenti pressioni di Londra, ha dichiarato che la Francia “farà di tutto per evitare un intervento armato in Iran”. La posizioFranxcdsese in merito ha oscillato ripetutamente, oggi la chiusura da parte di Sarkozy.
Certo che questa politica, che guarda in modo esclusivo agli interessi francesi determinerà una forte spaccatura anche in seno alle scelte di politica estera dell’Europa. Il presidente francese così rapido a scatenare i bombardamenti sulla Libia ora, escluso dal controllo delle operazioni in medio oriente, si erge a difensore, non tanto della pace, quanto della non belligeranza.